Guardate un po' chi fa capolino sulle Dolomiti: vi sembra un gatto qualsiasi? Sbagliate...

Domenica 24 Giugno 2018 di Damiano Tormen
Guardate un po' chi fa capolino sulle Dolomiti: vi sembra un gatto qualsiasi? Sbagliate...
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BELLUNO - Il gatto selvatico ha messo su casa nel Bellunese. Ormai non ci sono più dubbi: i dati della presenza del felino si moltiplicano. Non c'è soltanto la documentazione fotografica raccolta a febbraio grazie alle fototrappole installate nella zona di Sospirolo; c'è anche chi è riuscito a registrare esempi di riproduzione tra le Dolomiti. È il caso di Marco Catello, biologo ricercatore specializzato sulla biologia della lince e del gatto selvatico, che da anni si interessa di carnivori (e in particolar modo di felini). E che qualche tempo fa è riuscito a individuare due cucciolate di gatto selvatico. «Per la prima volta abbiamo documentato due riproduzioni in Veneto - conferma Catello -. Sono dei dati straordinari e dimostrano la presenza di una popolazione vitale sul nostro territorio». Si tratta di un'ottima  notizia anche per la biodiversità della fauna dolomitica, che dopo il lupo può dire benvenuto, anzi bentornato, anche al felis silvestris. Una notizia che è stata presentata anche a Firenze, qualche giorno fa, all`XI Congresso Italiano di Teriologia.
Dottor Catello, a che punto è il ritorno del gatto selvatico in Veneto e nel Bellunese?
«Il gatto selvatico europeo ha seguito il destino di tanti altri predatori, come la lince, l'orso, il lupo, la lontra, scomparendo dalle Alpi tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo. Questo processo è stato lento, ma inesorabile. Le cause del declino sono da ricercare in una persecuzione diretta da parte dell'uomo, ma anche nella frammentazione, distruzione e perdita dell'habitat, soprattutto del bosco».
Ma ultimamente qualcosa è cambiato... 
«Il ritorno graduale di questo predatore coincide con la formidabile espansione del bosco iniziata negli anni '50 del secolo scorso. I primi gatti selvatici sono ritornati sul territorio alpino e prealpino italiano alla fine degli anni `60 provenienti dalla Slovenia. Anno dopo anno, la dinamica popolazione del Friuli Venezia Giulia ha riconquistato nuovi territori, arrivando ai confini con il Veneto negli anni '80. Recentemente sono numerosi i dati di presenza della specie nella parte meridionale della provincia di Belluno».
Lei ha documentato anche una cucciolata, giusto?
«Abbiamo documentato due riproduzioni in Veneto».
Come avete scovato il gatto selvatico?
«Ho avuto la fortuna di coordinare un gruppo di lavoro molto motivato e preparato. Vorrei ricordare inoltre il professor Bernardino Ragni dell'Università di Perugia, membro del nostro gruppo di lavoro e uno dei massimi esperti di felini in Europa, che purtroppo ci ha lasciato recentemente. Il primo importante passo era individuare un'area di studio adatta: la scelta è caduta su una superficie di circa 26 kmq nelle Prealpi Bellunesi. Con la tecnica del fototrappolaggio abbiamo utilizzato un metodo di ricerca già applicato in altre indagini analoghe».
Che animale è il gatto selvatico? È difficile incontrarlo?
«È una specie molto affascinante e relativamente poco studiata. Come la maggior parte dei felini, è un animale solitario. Si nutre di piccoli mammiferi, ma anche di anfibi, rettili e uccelli. È un animale elusivo: cerca di evitare l`uomo e vivendo a basse densità, è difficilissimo da osservare in natura. Personalmente l`ho visto solo una volta: l`emozione è stata grande».
Cosa rappresenta il ritorno del gatto selvatico per il Bellunese? 
«Una conferma della ricchezza del nostro patrimonio faunistico. Come ricercatori, il nostro prossimo obbiettivo sarà quello di capire le interazioni tra il gatto selvatico e il suo cugino domestico».
 
Ultimo aggiornamento: 25 Giugno, 11:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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