Addio Gelisio, la bandiera della Feltrese Calcio muore a 60 anni

Giovedì 29 Agosto 2019
Addio Gelisio, la bandiera della Feltrese Calcio muore a 60 anni
FELTRE - Nel campo come nella vita. Ha combattuto per quasi un mese la partita più dura della sua vita ma alla fine ha dovuto arrendersi alla morte. Roberto Gelisio, 60 anni appena, una delle ultime bandiere della storica Feltrese calcio non c'è più. Marito e padre amorevole, direttore di banca a Feltre, ha vissuto una vita piena, lasciando un grande vuoto nella sua famiglia ma anche nei tanti appassionati di calcio che da sempre lo hanno individuato come figura che incarnava i veri valori dello sport. Era il 3 agosto scorso quando Roberto aveva deciso di compiere assieme ad uno dei figli e ad un amico un'escursione al rifugio Dal Piaz. Durante la salita però qualcosa è andato storto. Roberto, che era in sella ad una e-bike, è caduto a terra ruzzolando per alcuni metri e ha sbattuto la testa.

 
Subito è scattato l'allarme e sul posto è stata inviata una squadra del soccorso alpino di Feltre e un'ambulanza. Le sue condizioni sono apparse subito gravi tant'è che è stato elitrasportato all'ospedale di Treviso.
Gelisio si è trovato a combattere la partita più dura della sua vita e, in un primo momento, sembra che potesse anche vincerla. Si stava riprendendo ma, a causa di alcune complicazioni, sopraggiunte in un secondo momento, la situazione è precipitata e nel corso della notte scorsa il suo cuore ha smesso di battere.
IL PERSONAGGIO
«Chi ha avuto la fortuna di conoscere mio padre sa che uomo è stato. Brillante, intelligente, positivo, onesto, umile e soprattutto buono» lo ricorda uno dei figli, Alberto. «Avrei tanto voluto che rimanesse con noi ancora per un po' di tempo, purtroppo la vita a volte è tanto crudele e si prende le persone migliori; è davvero dura per chi come me lo ha sempre visto come un modello da imitare. Mi ha trasmesso lui la passione per il calcio: sono nato di domenica, proprio quando la sua squadra doveva giocare, allenava il Prealpi, me lo ricordava ogni tanto, vincemmo 3 a 1 e i giocatori scesero in campo col fiocco azzurro sul pallone. Quante domeniche in giro per i campi di calcio assieme a mia mamma e mio fratello, mi ricordo ancora, nonostante fossi piccolo, le mie giornate interminabili a Murle o allo Zugni Tauro, mi annoiavo tantissimo, ed infatti fino ai 7 anni non ne volevo sapere di giocare. Poi ho iniziato e da allora non sono più riuscito a smettere, evidentemente il dna non poteva mentire». Un dna soprattutto granata. Qualche tempo fa papà, orgoglioso, accompagnava il figlio Alberto nella presentazione del suo libro che ripercorreva i 30 anni del torneo città di Feltre del primo maggio.
LA CARRIERA
Il calcio era la sua passione. Ha iniziato da giocatore del Lentiai, ma smise a soli 24 anni per un infortunio. Da lì iniziò la sua carriera da allenatore. Con un gruppo di amici fondò il monte Miesna in terza categoria e lui ne fu l'allenatore. Negli anni allenò il Mugnai, la Feltrese e il Ripa Pedavena; quest'ultimo fu il suo capolavoro, prese un gruppo di ragazzi dalla seconda categoria e li porto in promozione vincendo anche la coppa Veneto di prima categoria. A metà anni novanta, per troppi impegni lavorativi (Roberto era direttore di banca a Feltre) dovette lasciare il ruolo di allenatore e si mise così a fare il dirigente nella Feltrese, rimanendoci fino a pochi anni fa. «Ormai era stufo, non era più il suo calcio fatto di umiltà, rispetto e lealtà racconta Alberto - per questo ha preferito lasciare e godersi la sua famiglia, stare vicino alla sua stupenda moglie, ai suoi cani, viaggiare e coltivare la sua passione per la fotografia. Ha vissuto una vita piena, dov'è riuscito a realizzare i suoi sogni: una famiglia che lo ha sempre amato, una carriera lavorativa in banca in cui ha raggiunto i vertici, una vita nel mondo del calcio dove da allenatore prima e da dirigente poi ha ottenuto successi e soddisfazioni. Per noi famigliari ci lascia un padre e un marito unico, il migliore che potessimo desiderare. Ci mancherà tanto. Grazie papà per tutto quello che hai fatto per noi, adesso aiutaci e guidaci da lassù».
Eleonora Scarton
Ultimo aggiornamento: 12:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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