Attacchi di Erostrato, inquirenti confermano la lunga lista di accuse contro padre e figlio

Giovedì 22 Ottobre 2020 di Federica Fant
I vigili del fuoco in municipio a Cesiomaggiore dopo l'arrivo della lettera con la polvere sospetta spedita da Erostrato

BELLUNO - Hanno aperto il processo “ad Erostrato” gli otto testimoni della pubblica accusa (tra i quali i carabinieri e i vigili del fuoco). In totale i giudici che formano il collegio giudicante ne dovranno ascoltare trentacinque. Tanti sono stati ritenuti necessari per “inchiodare” o per assolvere Nemesio e Samuele Aquini, padre e figlio veneziani di 74 e 33 anni, chiamati a rispondere di 14 capi di imputazione per gli attacchi firmati Erostrato. Ieri, per due ore e mezza, spesso interrotto dal pubblico ministero in aula, Simone Marcon, ha parlato il luogotenente dei carabinieri Alberto Cominelli, che ha diretto le indagini. Una deposizione lunga che ha ripercorso, passo passo, le indagini e i fatti incriminati, che portano padre e figlio (che ieri erano presenti in aula, al fianco dell’avvocato Stefano Zallot, assente l’altro difensore Luciano Perco) a rispondere di incendio, deturpamento di cose altrui, minacce, procurato allarme per gli attacchi con finta antrace al Comune e alle scuole, tentata estorsione, propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa. 
LE INDAGINI
Il luogotenente Cominelli ha esordito coi fatti del 30 agosto 2017, quando arrivarono due lettere anonime al Comune di Cesiomaggiore, una per il sindaco, Carlo Zanella (che ieri ha reso la sua testimonianza, assistito dal legale Carlo Vigna), che conteneva una misteriosa polvere bianca, che ha fatto scattare il protocollo di profilassi Nbcr (l’abbreviazione di nucleare, biologico, chimico e radiologico) mentre l’altra aveva riportato solo delle minacce. Entrambe avevano il timbro del centro di Padova del 25 agosto. Il giorno successivo arriva un’altra missiva. Oltre a minacce al sindaco e alla sua figlioletta, venivano screditati il parroco di Cesiomaggiore e i cittadini. Compare la firma: Erostrato. Sempre in quei giorni compaiono scritte sulle chiese di Caliol (“sono Erostrato”, si leggeva) e di Sant’Agapito e sul muro posteriore del cimitero (imbrattato per una trentina di metri). Vengono scarabocchiati anche i magazzini comunali e viene incendiata un legnaia in località Morzanch, in quell’occasione Erostrato rivendica i roghi come altri due incendi fatti in precedenza, uno del 2015, che riguardava alcuni veicoli del panificio Andy di Pez e un altro del 2017, del quale non risultano tracce negli archivi né dei carabinieri né dei vigili del fuoco. Nel novembre 2017 viene dato fuoco ad un ricovero attrezzi a Morzanch (il cui proprietario è parte civile con l’avvocato Pierluigi Cesa). La svolta delle indagini si ha, secondo quanto riferito da Cominelli, il 30 novembre quando alcuni cittadini, per la prima volta, fanno i nomi degli Aquini. Nemesio pensionato dopo aver lavorato all’Agenzia delle dogane di Sedico, il figlio Samuele senza lavoro, iscritto nel sito Atei italiani. Vennero acquisiti i compiti del liceo per notare somiglianze con la grafia delle scritte sui muri. Il 18 dicembre 2017 arriva un’altra lettera, ma alle scuole medie di Cesiomaggiore. Anche qui la firma abbreviata di Erostrato. La lettera è rivendicata. Il 22 gennaio gli inquirenti depositano l’informativa alla procura chiedendo di indagare i Nemesio. Lo stesso giorno vengono trovate caramelle gommose, (all’interno di sacchetti da freezer acquistati al Conad di Cesio) infilzate da spilli all’asilo di Cergnai di Santa Giustina. Il fatto è rivendicato da Erostrato. 
LA PERQUISIZIONE
Il 5 febbraio l’abitazione dei Nemesio viene perquisita.

Vengono eseguiti accertamenti dal reparto analisi criminologiche di Roma, vengono acquisite documentazioni su Nemesio Acquini. Nel frattempo questi si lascia intervistare su Mediaset e la Rai, professandosi innocente. Sono molti gli indizi, ma poche le prove. Si torna in aula il 2 dicembre.

Ultimo aggiornamento: 11:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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