Acc, cala il gelo sul salvataggio della storica fabbrica

Venerdì 2 Aprile 2021 di Lauredana Marsiglia
I lavoratori Acc in una delle tante manifestazioni per chiedere sostegno ai loro sforzi
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BORGO VALBELLUNA - Solo silenzio al termine dell’incontro di ieri tra Maurizio Castro, commissario straordinario di Acc, e le segreterie provinciali di Fim, Fiom e Uilm unitamente alle Rsu aziendali. Sul tavolo il mancato prestito che avrebbe garantito di mandare avanti lo stabilimento, evadendo le tante commesse raccolte da Castro e remunerando gli oltre 300 operai. Un silenzio che lascia intendere la peggiore situazione per il futuro dello stabilimento che produce compressori per la refrigerazione domestica e che Castro, unitamente agli sforzi e la determinazione del personale, era riuscito a ricollocare sul mercato dei grandi produttori di elettrodomestici, diventando un riferimento nel segmento dei compressori di alta gamma.
La politica, in questi mesi, ha promesso di tutto, ma alla fine i soldi non sono mai arrivati. E Castro era stato chiaro: si va avanti fino al 31 marzo, poi non ci saranno più margini per stare in piedi.
FERMATI GLI AIUTI DI STATO
Oggi si terranno le assemblee con i lavoratori e le notizie sembrano non siano delle migliori. Bocche cucite, ieri, sottolineando, con il silenzio, l’estrema difficoltà del momento. L’immane lavoro fatto in oltre un anno di impegno rischia di essere stato vano. Eppure, per salvare una Acc che da oltre un decennio non segnava numeri così importanti, basterebbero circa 12 milioni di euro. Con l’avvio del commissariamento straordinario si sperava nell’attivazione della legge Prodi-Bis concedendo aiuti di Stato, ma la Commissione europea, chiamata ad esprimersi in materia, ha bloccato tutto chiedendo chiarimenti su chiarimenti ed affermando che, in fondo, questo tipo di produzione può benissimo essere fatta anche in Cina. Altro tentativo era stato fatto coinvolgendo le banche attraverso una garanzia della Sace (società che fa capo alla Cassa depositi e prestiti, e quindi sempre pubblica) ma alla fine anche questa opzione è rimasta al palo. 
BANCHE SOTTO ACCUSA
Le banche, per concedere il prestito, chiedevano garanzie sulla creazione della società di pubblica Italcomp che avrebbe dovuto inglobare Acc e ex Embraco di Riva di Chieri (Torino) facendone un polo nazionale del freddo. Stato e Regioni, Veneto e Piemonte, avrebbero messo circa 75 per cento del capitale. Ma anche il progetto Italcomp non riesce a vedere la luce. Così a Villa di Villa, Castro e lavoratori restano di nuovo soli.
La politica, ancora una volta, non riesce a tenere il passo con la realtà del mondo del lavoro. E le responsabilità di quella che rischia di essere una disfatta vengono palleggiate tra Ministero e Istituti di credito.
 

Ultimo aggiornamento: 07:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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