Continua a destare preoccupazione la situazione del distretto del Po, nonostante le piogge degli ultimi giorni abbiano fatto guadagnare al fiume qualche centimetro.
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In alcuni sottobacini i valori si attestano alla soglia dell'emergenza quando non toccati dalla risorsa idrica del Po o serviti dalle acque dei grandi laghi alpini che, pur diminuendo viste le necessità, restano sufficientemente invasati. «Il contesto generale non è migliorato. Alcune aree soffrono da più di un mese», sottolinea Meuccio Berselli, segretario generale dell'Autorità distrettuale del fiume Po, che invita a uno sforzo collettivo «per salvaguardare le economie locali nell'anno della ripartenza e dell'ambiente del Po vero polmone indispensabile per il territorio padano».
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Le aree in cui cresce il rischio di siccità più marcata sono la zona di pianura emiliana, la Romagna, le zone costiere Adriatiche ed entroterra Marchigiano soprattutto, l'area del Delta (Ferrara e Rovigo) dove si sta incrementando il fenomeno della risalita del cuneo salino e del Basso Piemonte (Biellese, Astigiano, parte del Vercellese e tutto il Cuneese), «in cui la morsa della siccità si sta facendo davvero più marcata e pericolosa». Il deficit nelle portate resta pesante: il 5 luglio a Pontelagoscuro (Ferrara) la portata risulta pari a 582 metri cubi al secondo, inferiore alle medie di periodo con uno scarto costante per tutto giugno di oltre il 30%. E le temperature dell'ultimo mese hanno ridotto il surplus di neve sull'arco alpino, facendo tornare i valori appena superiori alla media del periodo.