Infermiera accoltellata dal paziente: «Poteva ammazzarmi, ma non lascio il lavoro»

Mercoledì 11 Dicembre 2019
Infermiera accoltellata dal paziente: ritorno al lavoro a San Vito al Tagliamento
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SAN VITO - «Sono molto provata per quello che mi è successo lunedì mattina, quindi più ne parlo e peggio è. Ma non mollo». M.R., l'infermiera professionale di 50 anni aggredita e ferita da Michael Medini con due colpi di coltello nella sala d'aspetto del Centro di salute mentale di San Vito, parla a stento.

UN'INCREDIBILE CASUALITA' Infermiera accoltellata da paziente: il colpo al petto fermato dal ferretto del reggiseno

Ha ancora la voce rotta dall'emozione, è cosciente che quei fendenti avrebbero potuto ucciderla. Vorrebbe rimuovere in fretta le immagini che continuano a scorrerle davanti agli occhi, ma ci vorrà del tempo. La mente è piena di fotogrammi degli attimi in cui Medini, dopo aver sfilato un coltello da cucina, portato da casa e nascosto sotto la manica sinistra del giubbotto, corre verso medici e infermieri e aggredisce, colpendola, l'operatrice sanitaria, che in quel momento gli presta il fianco.
 
IL TRAUMA
Anche ieri alle tantissime persone che sono andate a trovarla nel reparto di Chirurgia dell'ospedale di San Vito, tra le quali il sindaco Antonio Di Bisceglie e il commissario straordinario dell'Azienda sanitaria 5 del Friuli Occidentale, Eugenio Possamai, M.R. ha ripetuto tra le lacrime: «Poteva uccidermi, avrei potuto non rivedere più i miei figli». Medini si trova ancora in carcere a Pordenone: l'accusa è di tentato omicidio.
L'infermiera è viva perché il primo fendente, diretto al petto, ha colpito il ferretto del reggiseno e la lama si è piegata. È stata sottoposta ad un intervento chirurgico con il quale i medici le hanno suturato il profondo taglio che ha interessato anche le fasce muscolari. Ieri pomeriggio è stata dimessa. Roberto Lezzi, direttore da un anno e mezzo del Centro di salute mentale Area del Tagliamento, ha espresso ancora una volta vicinanza all'infermiera: «È una figura storica della struttura sanvitese sottolinea e ha sempre lavorato con grandissima professionalità. È distrutta sul piano emotivo e la capisco. Soltanto il tempo potrà aiutarla a cancellare ricordi e pensieri che, inevitabilmente, riaffioreranno. Qui al Csm l'aspettiamo a braccia aperte ma, vista la situazione, sarebbe meglio che riposasse e si riprendesse completamente dallo choc. Più ci penso e più sono convinto che, nella brutalità dell'episodio, sia stata fortunata».
L'infermiera neanche si era accorta di essere stata accoltellata. «Pensava di aver preso soltanto un pugno sottolinea Lezzi anche perché quando è stata aggredita era girata di fianco. Il paziente le ha preso la testa con una mano e con l'altra l'ha colpita due volte. A realizzare quanto era appena successo è stato Giovanni Commodari, responsabile del Centro di salute mentale».
INCREDULITÀ
Lezzi è un professionista che, in trent'anni di carriera, si è trovato di fronte a tante situazioni. «Anche più drammatiche rispetto a quella di lunedì», sostiene. «Si rimane storditi. Non ci si aspetta mai - sospira - che un paziente possa reagire con violenza e che arrivi a premeditare l'omicidio di chi lo ha preso in cura. Ho riflettuto se, nell'ultimo caso, si sarebbe potuto fare di più per evitare quello che è successo e sono arrivato ad una conclusione: è stata una fatalità, un episodio che, purtroppo, in questo lavoro devi mettere in conto. C'erano anche due carabinieri. Direi pertanto che risulta difficile trovare una falla nel sistema di sicurezza e di prevenzione».
LA RICOSTRUZIONE
Lunedì mattina, accompagnato dal padre, Medini aveva raggiunto in macchina il Csm di San Vito. Doveva assumere la terapia antipsicotica che, nel caso specifico, prevede che al pazienze venga fatta un'iniezione ogni quindici giorni. Di curarsi, però, l'uomo non voleva saperne e già in passato si era reso protagonista di aggressioni nei confronti del personale infermieristico. «Poteva rifiutarsi, poteva non venire - Lezzi si incupisce - . Avrebbe potuto andarsene senza invece fare quello che poi ha fatto». Una volta entrato nella struttura sanitaria, Medini, sfidando il personale che lo stava attendendo, si era messo ad urlare: «Tanto vi ammazzo, vi sgozzo». Di lì a poco avrebbe sfilato il coltello e colpito l'infermiera, che è viva perché il primo fendente ha colpito ferretto del reggiseno e la lama si è piegata.
«Incapace di intendere e di volere? È un concetto giuridico - evidenzia Lezzi - che non esiste nella psichiatria. Nel campo medico sarebbe come far sparire, o ancor peggio annientare, una persona che, invece, è sempre responsabile delle azioni che commette».
Alberto Comisso
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Ultimo aggiornamento: 12 Dicembre, 08:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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