Disegni in italiano e in dari: ecco i sogni
di pace dei bambini di Tolmezzo e di Herat

Lunedì 14 Marzo 2011 di Umberto Sarcinelli
Uno dei disegni dei bambini di Tolmezzo e di Herat
HERAT - L’emozione corre sul filo del sogno, entra nella nuvola informatica e viene spinta dal vento superando tutti gli ostacoli. Un vento che viene dai bambini, un potente soffio di vita. E in persiano Afghanistan il paese del vento...



Quando hanno lasciato la caserma Cantore di Tolmezzo (Udine) per rischierarsi a Herat, gli alpini del 3° reggimento da montagna hanno salutato i loro figli con apprensione, per una missione che si annunciava delicata, complessa e altamente rischiosa. Assunta la responsabilità del Prt XIV, cioè della squadra di ricostruzione provinciale che ha il compito di cooperare con i civili per aiutare lo sviluppo del paese, sono venuti quotidianamente a contatto con altri bambini e non hanno potuto non confrontarli con i loro. Hanno visto nei sorrisi, nei giochi, nei capricci, i loro bimbi.



A Tolmezzo molti di questi figli frequentano la scuola elementare di Betania e con grande intelligenza e sensibilità didattica le maestre hanno cominciato a spiegare agli alunni che cos’è l’Afghanistan e che cosa andavano a fare così tanto lontano i propri padri. Cioè dare una speranza ai bambini come loro. Inevitabile, quindi la voglia di conoscere, di capire come vivono, che cosa sognano, che speranze hanno i loro coetanei afghani. Un progetto didattico a tutto tondo, che ha implicato un lavoro profondo da parte degli insegnanti e un contatto non superficiale con il dipartimento dell’educazione di Herat che ha condiviso e partecipato al progetto educativo.



È stato sottoscritto un accordo con il quale i bambini delle classi terze italiani ed afghane si sarebbero scambiati disegni e materiali didattici relativi ai rispettivi sogni ed aspettative di vita e poi avrebbero potuto vedersi e parlarsi in diretta con un video collegamento tra il Prt di Herat e la caserma Cantore di Tolmezzo.



«E’ stato un lavoro entusiasmante e emozionante - racconta la maestra Teresa Giatti - che ha arricchito anche me. Sono stata costretta anche a imparare a usare il computer. Comunque i ragazzi divisi in gruppi hanno effettuato delle ricerche sul web per sapere qualcosa in più dell’Afghanistan. Abbiamo indirizzato gli alunni ad un’autoriflessione su quali fossero i “loro sogni” e a manifestarli in forma iconica il più possibile articolata ed esaustiva. Quindi c’è stata l’autopresentazione attraverso una video lettera che spiegasse il nostro ambiente geografico e scolastico e di una presentazione individuale dei bambini per i loro coetanei in Afghanistan».



A mettere materialmente in contatto le due realtà scolastiche sono stati gli alpini che tramite i canali militari hanno fatto pervenire i rispettivi disegni e materiali scolastici. Con tanto di traduzione italiano-dari (scritto in grafia araba) e viceversa. Il gran finale si è svolto poche settimane fa, con la videoconferenza in diretta durante la quale i bambini si sono conosciuti e riconosciuti creando una grande empatia fra loro. «A questo punto tutti abbiamo percepito un’ondata di orgoglio e di appartenenza - continua la maestra Giatti - Tutti questi bambini sono diventati, per un’ora il nucleo fondante ed esemplare della pace fra i popoli».



Giada, Nicolò, Giuseppe, Anna hanno parlato con Aisha, Abdul, Ajiballah, Alnaz mentre vedevano i loro disegni appesi a Tolmezzo e a Herat. Si sono vissuti momenti di intensa commozione. Quando gli alunni di Betania hanno intonato "se sei felice tu lo sai batti le mani..." e la friulana "un doi tre..." il ritmo è stato spontaneamente raccolto e battuto anche dagli afghani. Molte le domande che si sono scambiati gli alunni e il successo del lavoro educativo è apparso evidente quando un bimbo afghano a chiesto "che cosa avessero sopra la testa a scuola", i friulani hanno capito la situazione, a Herat il tetto è una tenda. «Ci è venuto un buco nello stomaco quando ci hanno chiesto se a scuola avevamo un tetto sopra la testa», ha raccontato poi Elisa.



L’incontro si è concluso con lo scambio di saluti ed auguri tra i dirigenti scolastici e gli insegnanti delle due nazioni. Questa è l’unica esperienza didattica del genere fatta in Italia, dopo il precedente di un’analoga iniziativa tra Afghanistan e Gran Bretagna.
Ultimo aggiornamento: 16:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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