Lavoro, 460mila laureati al sud in fuga verso il nord. Salari, al Mezzogiorno uno su 4 sotto i 9 euro l'ora

Martedì 18 Luglio 2023
Svimez, 460mila laureati al Sud in fuga verso il Nord. Salari, al Mezzogiorno uno su 4 sotto i 9 euro l'ora

In base alle stime Svimez sono circa 3 milioni di lavoratori dipendenti al di sotto dei 9 euro di retribuzione oraria in Italia.

Di questi circa un milione sono nel Mezzogiorno dove la loro quota raggiunge il 25,1% degli occupati dipendenti, oltre uno su quattro. Circa 2 milioni vivono nelle regioni del Centro-Nord dove rappresentano il 15,9% degli occupati dipendenti. Anche la perdita di potere d'acquisto interessa soprattutto il Mezzogiorno in Italia così come il lavoro povero. Nel 2022 le retribuzioni lorde in termini reali sono di tre punti più basse nel Centro-Nord rispetto al 2008; nel Mezzogiorno di dodici punti.

La crescita occupazionale

Il Mezzogiorno ha fatto segnare nel periodo successivo allo shock del Covid una crescita occupazionale sostenuta, grazie alla quale è tornato su livelli di occupazione superiori a quelli osservati nel pre-pandemia, ma i posti di lavoro, rimangono ancora al di sotto di circa 300 mila unità rispetto ai livelli raggiunti nel 2008. Inoltre, secondo la Svimez, il peso della componente del lavoro a termine nel Mezzogiorno «rimane a livelli patologici, soprattutto se confrontato con il resto del Paese e le medie europee. La quota di occupati a termine sul totale dei dipendenti è pari al 22,9% al Sud contro il 14,7% del Centro-Nord. Soprattutto, nel Mezzogiorno si resta precari più a lungo: quasi un lavoratore meridionale a termine su quattro è occupato a termine da più di cinque anni, quasi il doppio rispetto al resto del Paese». Continua, intanto, la fuga di lavoratori e competenze. Tra il 2001 e il 2021 circa 460.000 laureati si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Centro-Nord, per una perdita netta di circa 300.000 laureati nell'area. Si stima che circa 130.000 erano in possesso di una laurea Stem nelle discipline della scienza, tecnologia, ingegneria e matematica. Nel solo 2021 circa 9.000 laureati che hanno lasciato il Mezzogiorno (su un totale di 27.000) possedevano competenze Stem: un terzo dell'investimento meridionale in competenze scientifiche e tecnologiche si è «disperso» a favore dei sistemi produttivi diversi da quelli insediati al Sud.

Il Pil

La Svimez stima una crescita del Pil italiano del +1,1% nel 2023, con una crescita nel Mezzogiorno (+0,9%) di soli tre decimi di punto percentuale in meno rispetto al Centro-Nord (+1,2%), nelle anticipazioni del rapporto 2023. Queste previsioni si basano sull'ipotesi di un utilizzo parziale delle risorse del Pnrr. Con la piena efficienza del piano, il Pil del Sud potrebbe far segnare già nel 2023 una crescita superiore di circa 5 decimi (fino all'1,4%) e di circa 4 decimi nel Centro-Nord. In seguito, il contributo aggiuntivo del Pnrr tenderebbe ad aumentare più al Sud, fino a chiudere il divario di crescita con il Nord nel 2025. Complessivamente, fino al 2027, l'impatto cumulato del Pnrr sul Pil italiano potrebbe raggiungere un valore pari a 5,1 punti percentuali: 8,5 al Sud e 4,1 nel Centro-Nord. Anche le previsioni Svimez nell'ipotesi prudenziale di un utilizzo parziale delle risorse del Pnrr indicano che dovrebbe «confermarsi la capacità dell'economia meridionale di tenere il passo con il resto del Paese anche nell'anno in corso, in un contesto di 'normalizzazione0 della crescita nazionale dopo la ripartenza sostenuta del biennio scorso». Questa capacità potrebbe essere rafforzata, nel secondo semestre dell'anno,« da un'efficace conclusione degli interventi relativi al periodo di programmazione 2014-2020 dei fondi europei della coesione». I dati con le anticipazioni del Rapporto Svimez 2023 sull'economia e la società del Mezzogiorno, sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa. «Nel 2024 e nel 2025 - sostiene la Svimez - la crescita italiana dovrebbe attestarsi su valori rispettivamente del +1,4 e del +1,2%, con uno scarto di crescita sfavorevole al Mezzogiorno, ma dell'ordine di pochi decimi di punto. Un divario territoriale ben più contenuto di quello osservato nelle passate fasi di ripresa ciclica. In corrispondenza del picco registrato nel 2022, la dinamica crescente dei prezzi al consumo si è mostrata più sostenuta nel Mezzogiorno (+8,7% rispetto al +7,9% del Centro-Nord). Per il prossimo triennio la SVIMEZ prevede un sentiero di rientro verso valori prossimi al 2% nel 2025, ma ancora segnato da rincari relativamente maggiori al Sud. Secondo le stime della Svimez, nel 2023 i consumi delle famiglie dovrebbero crescere più lentamente nel Mezzogiorno (+1,1% contro +1,7% del Centro-Nord) - mantenendosi su tassi di crescita tra i cinque e i sette decimi di punto percentuale inferiori al Centro-Nord anche nel biennio successivo - a causa della più sostenuta dinamica dei prezzi. Complessivamente, nel triennio di previsione, gli investimenti dovrebbero crescere in maniera più pronunciata nel Mezzogiorno, grazie ai ritmi di crescita del 2024-2025 stimati al di sopra della media delle regioni centro-settentrionali. L'associazione segnala inoltre che un'ulteriore stretta monetaria della Bce »avrebbe effetti recessivi più intensi al Sud».

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