Il sorriso e la tristezza, apertura
​sobria pensando al terremoto

Giovedì 1 Settembre 2016 di Alda Vanzan
Emma Stone con i fan
VENEZIA - Meno gente accalcata dietro le transenne, ed è tutto da vedere se è stata la paura di attentati e quegli inquietanti massi di cemento anti-Nizza a scoraggiare il pubblico. Un clima più composto, quasi mesto, perché la vicinanza temporale con quanto è successo in Centro Italia non consente di non ricordare che troppa gente è morta sotto le macerie del terremoto e che molta altra non ha più niente. Ma i lustrini non sono mancati e se più di qualcuno, a partire dal presidente della Biennale Paolo Baratta ha lasciato lo smoking in armadio perché senza cena di gala il black tie non aveva più ragione, tanti altri (soprattutto tante) hanno sfoggiato mise da grande soirée.
Venezia 73 è iniziata su questo duplice binario, quello dei toni un po’ dimessi e quello comunque della festa, perché mai come quest’anno, dopo tanti anni, sulla laguna si sono riaccesi i riflettori ed è aumentata l’attenzione soprattutto da parte degli stranieri, americani in testa, al punto da non temere (quasi) più la concorrenza del festival di Toronto e di guardare con un po’ di orgoglio anche Cannes.
 
E così, alle 18 in punto, è stata aperta la passerella e i primi dei mille invitati hanno iniziato a calcare la moquette rossa, accolti all’ingresso del Palazzo del cinema da Baratta e dal direttore della Mostra Alberto Barbera (lui sì in smoking). Ecco la madrina Sonia Bergamasco in un lungo Armani tempestato di Swarovski, poi tutti i giurati, da Kim Rossi Stuart a Sam Mendes e Francesca Lodovini che sull’immacolato abito lungo ha appuntato un fiocchetto nero in segno di lutto. Tra gli ospiti fissi della Mostra, Tiziana Rocca, Giulio Base, Toto Bergamo Rossi di Venetian Heritage in sartoriale smoking bianco. E ovviamente Marina Ripa di Meana, ma stavolta senza stravaganze: “Non è il tempo di penne in testa”, ha detto, rinunciando all’abito stile Maria Stuarda cui avrebbe dovuto accompagnare una calottina di pizzo e penne di fagiano. Altre non si sono contenute né per piume né per trasparenze e il top l’ha raggiunto l’ex gieffina Francesca Cipriani. Lustrini che non tutte hanno potuto esibire sul red carpet, compresa la direttrice di Vogue Franca Sozzani che, a due giorni dal debutto sullo schermo grazie al documentario del figlio, si è vista sbarrare il passo dalla security. Sozzani, in lungo grigio, si è presentata con Carlo Rossella effettivamente un po’ troppo tardi: mancavano dieci minuti alle 19, la passerella era tutta per il cast di La La Land con i fan in delirio per Emma Stone e il cerimoniale impone che regista e attori del film in programma entrino per ultimi. “Non posso farvi passare, sulla passerella c’è il cast”, ha detto, inflessibile, l’addetto alla sicurezza invitando gli illustri ospiti, e con loro anche gli ultimissimi arrivati Luigino e Roberta Rossi nonché la contessa Barbara di Valmarana, ad accedere attraverso l’ingresso laterale. E porta secondaria è stata. 

Tra le autorità il ministro della Cultura Dario Franceschini e la collega francese Audrey Azoulay (reduci da un incontro bilaterale che ha sancito l’impegno comune per il sostegno al diritto d’autore e il contrasto al traffico illecito di beni culturali), il governatore del Veneto Luca Zaia con la moglie Raffaella, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro con la moglie Stefania. 

Con qualche minuto di ritardo sulla tabella di marcia, la madrina ha dato inizio alla lunga cerimonia – un’ora – citando subito la tragedia del terremoto e assicurando che anche “la comunità di chi fa cinema è sempre stata in grado di fare la sua parte”. Il che, al Lido, è già successo, anche se Baratta già aveva fatto presente che di fronte a una devastazione di tale portata è lo Stato, “con la finanza pubblica e quindi con le tasse le accise” a dovervi far fronte: “I nostri aiuti sono gocce”. Tant’è, la produzione del musical La La Land ha offerto 25mila euro ai terremotati e quando sul palcoscenico è salito il regista e artista polacco Jerzy Skolimowski per ricevere dalle mani di un grande Jeremy Irons il Leone d’oro alla carriera, prima ancora di dire grazie si è rivolto alle terre devastate dal sisma: “Il mio pensiero va al popolo di Amatrice”.
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