Le vicende della famiglia Poli per il gran finale della fiction Rai

Giovedì 4 Maggio 2017 di Maria Elena Mancuso
Realta' e finzione. Nell'immagine le due bottiglie fotografate all'interno delle distillerie Poli. Sullo sfondo la Guzzi Airone che ha ispirato il finale della fiction. (Foto Poli Distillerie)
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SCHIAVON - C’era anche una motocicletta rossa a rendere più avventurosa e affascinante l’ultima puntata della fiction Rai “Di padre in figlia” che, martedì sera, ha fatto registrare l’ennesimo record di ascolti. Una moto in sella alla quale Sofia, la più piccola delle sorelle Franza, raggiunge il Brasile per scoprire le origini della famiglia. Al suo ritorno nasce l’aperitivo, rosso come la moto, che le tre sorelle, ormai a capo della distilleria, dedicano alla memoria del fratello scomparso. Una storia che non può che suonare familiare a quanti conoscono quella di Toni Poli, padre di Jacopo e Andrea, e della sua fiammante Moto Guzzi Airone Sport che oggi accoglie i visitatori all’ingresso delle Poli distillerie. E proprio da questa storia, infatti, che gli sceneggiatori hanno tratto ispirazione per scrivere il gran finale della fiction.

«Una sorpresa anche per noi», confessano da Schiavon. È stato solo sul set, infatti, durante le riprese romane dell’ultima scena, che Jacopo e Andrea hanno scoperto quanto davvero la storia della loro famiglia avesse affascinato gli sceneggiatori.
 

 



«Mio padre aveva un sogno – racconta Jacopo – tornato dalla guerra alla fine degli anni quaranta, il suo più grande desiderio era quello di andare in moto fino a Capo Nord. Un sogno divenuto realtà quando nonno Giovanni gli regalò una Guzzi Airone sport 250 rosso fiammante. Era l’agosto del 1950, da allora Toni, poco più che trentenne, cominciò a pianificare i suoi viaggi che lo portarono a realizzare due incredibili tour. Il primo nel ‘51 da Schiavon sino a Capo Nord e ritorno, attraverso il nord e il centro Europa. Il secondo, nel ‘53, partendo dai Balcani, per proseguire sulle sponde nordafricane del Mediterraneo e poi su, lungo la costa spagnola e francese, sino a casa. Dopo diecimila chilometri di avventure, papà tornò finalmente a Schiavon e la festa in paese iniziò proprio con l’aperitivo, rosso come l’Airone, creato appositamente per quell’occasione dal nonno».
Quando nel 2015, durante i primi sopralluoghi, gli sceneggiatori visitarono la distilleria, questa storia li colpì a tal punto da farne, in seguito, il finale della fiction. Adattando la realtà alle vicende della famiglia Franza, sino all’artificio di un liquore che somiglia all’originale anche nella grafica dell’etichetta.

«A parte questo richiamo, la fiction non racconta la storia della nostra distilleria, né tantomeno quella di altre del bassanese» specifica Jacopo. «Perfino i nomi dei personaggi sono dettati dal caso. Anche se il padre-padrone si chiama Giovanni, come mio nonno, suo figlio Antonio, come mio padre, e la figlia Teresa, proprio come mia madre. Ma seppur nella consapevolezza che di finzione si tratta, mi piace considerare l’espediente della moto rossa, come un tributo allo spirito d’avventura di mio padre Toni».

Un’ultima curiosità per gli appassionati. La motocicletta utilizzata per la fiction non è in realtà quella della famiglia Poli, ma una Moto Guzzi Stornello 125, di proprietà di un appassionato bassanese, molto simile all’originale.
 

Ultimo aggiornamento: 5 Maggio, 08:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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