Uso del cellulare e dei social: i ragazzi si sentono dipendenti? E quanto. I dati del Movimento Etico Digitale, fra i numeri spunta anche la voglia di "detox"

Sabato 10 Febbraio 2024
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Rispetto le percezioni e i comportamenti dei giovani in relazione all'uso dei dispositivi digitali, la maggior parte dei giovani (60,8%) riconosce che un uso eccessivo dei device può influenzare la salute sia mentale che fisica, una consapevolezza che evidenzia la comprensione dei rischi associati alla vita eccessivamente online.

Quando si tratta di sentirsi dipendenti da questi dispositivi, il 27,4% non si percepisce come tale, mentre una porzione significativa riconosce una certa dipendenza: il 24,3% in modo moderato e il 44,5% in modo leggero.

La consapevolezza della dipendenza, anche se percepita a livelli bassi o moderati, è un segnale importante che può stimolare riflessioni e discussioni sulla gestione del tempo schermo.

Relativamente al legame tra l'uso dei dispositivi digitali e la propria vita sociale, la maggioranza del 57,4% non crede che ci sia un impatto negativo, mentre il 31,1% ritiene che l'influenza sia lieve.

Un minoritario 9,6% avverte un effetto moderato e solo il 2% percepisce un impatto grave sulla propria vita sociale.

“Questi dati indicano che la maggior parte dei giovani si sente fiduciosa nella propria capacità di bilanciare l'uso del digitale con la vita sociale. Tuttavia, la presenza di una percentuale che avverte un impatto negativo suggerisce la necessità di un dialogo aperto e di iniziative educative mirate a promuovere un utilizzo consapevole dei dispositivi digitali. Come adulti abbiamo la responsabilità di continuare ad incoraggiare i giovani a sviluppare una consapevolezza critica del proprio Benessere Digitale e come questo può rafforzare la loro resilienza sociale e il benessere complessivo” - afferma Gregorio Ceccone, Pedagogista del Digitale, co-fondatore di Social Warning e del Movimento Etico Digitale, nonché referente dell'Osservatorio Scientifico dell'Educazione.

I dati raccolti aprono una finestra sul cuore pulsante della comunicazione giovanile, evidenziando un equilibrio quasi perfetto tra il tradizionale faccia a faccia e il mondo digitale dei social media. Circa metà del campione (47,4%) preferisce interagire faccia a faccia, trovando valore nell'immediatezza e nella connessione personale.

Un'altra porzione quasi equivalente (46,7%) opta per i social media, apprezzando la facilità e l'ampio raggio di connessioni che la tecnologia offre.

Questo dimostra come la vita digitale e quella reale siano entrambe centrali nelle interazioni quotidiane dei ragazzi.

Interessante è anche osservare le minoranze: il 5% dei giovani che non mostra interesse nella comunicazione con gli altri potrebbe riflettere una varietà di motivazioni, da una possibile sensazione di sovraccarico informativo a un bisogno di privacy o di introspezione. Il 2% che comunica esclusivamente attraverso i social media evidenzia un ulteriore aspetto della nostra era digitale, dove alcune persone possono sentirsi più a loro agio o forse più efficaci nell'esprimersi in un contesto virtuale.

Voglia di detox

Infine, l'87,5% dei giovani si sentirebbe in grado di passare una settimana senza internet solo in compagnia degli amici, suggerendo che le relazioni sociali dirette possono essere un forte deterrente alla dipendenza digitale e un richiamo verso le interazioni umane. Tuttavia, la minoranza (12,5%) che non si sente capace di staccarsi anche in presenza di amici mostra quanto profondamente la connettività sia intrecciata nella vita quotidiana di alcuni giovani.

Secondo il fondatore della no-profit Davide Dal Maso - “questi dati illustrano la necessità di continuare a sviluppare delle attività di educazione digitale come quelle svolte da Social Warning gratuitamente in tutta Italia. Per questo abbiamo lanciato la campagna #equilibridigitali che vuole promuovere proprio un maggiore bilanciamento tra i vari aspetti della nostra vita.

I social più utilizzati

"Instagram (76,9%), TikTok (67.3%) e Youtube (73,1%) rimangono i social media più utilizzati tra gli studenti tra i 12 e i 18 anni in Italia, evidenziando un bisogno di espressione personale e di consumo di contenuti che va oltre la semplice comunicazione. Per quest’ultima, infatti, ci pensa WhatsApp che mantiene alta la sua popolarità con il 90,4% dei ragazzi che lo utilizza quotidianamente per comunicazioni interpersonali immediate e dirette. L'utilizzo di piattaforme come Discord (16,6%), Snapchat (31,2%) e Telegram (17,5%) può indicare una preferenza per ambienti più ristretti e focalizzati, dove le comunità di interesse giocano un ruolo chiave. Twitch (15%) e X (Twitter) (9,8%), con la loro natura di nicchia, suggeriscono un pubblico più specifico interessato a contenuti live e a discussioni su temi attuali. Facebook (7,5%) è sempre in continuo calo e questo dimostra una marcata tendenza dei più giovani ad abbandonare questa piattaforma in quanto connotata come ambiente digitale popolato da adulti quali genitori o insegnanti. La bassa percentuale di utilizzo di LinkedIn (2,1%) è prevedibile, considerando la giovane età del campione e l'orientamento maggiormente professionale della piattaforma. Tuttavia, l'esigua attenzione da parte degli adolescenti “più grandi” verso LinkedIn rappresenta un'occasione mancata: un impiego precoce e strategico di questo strumento potrebbe offrire ai giovani italiani un vantaggio competitivo significativo in un contesto lavorativo e professionale, sia a livello nazionale che internazionale". 

Chi controlla i ragazzi nell'uso dei social?

Il 66,9% degli intervistati afferma di non avere controlli sull’utilizzo dei social, dato aumentato di un ulteriore punto in percentuale rispetto allo scorso anno.

Solamente il 33,1% dichiara di avere delle regole e di questi abbiamo indagato la tipologia di regole raggruppandole in cinque macro categorie

Il 40% presenta restrizioni sull'orario e sulla durata dell'uso dei dispositivi, il 25% si riferisce a restrizioni relative all'utilizzo di specifici social media o applicazioni, (come ad esempio Instagram, TikTok, WhatsApp) e il 15% riguarda l’ambito della privacy, della sicurezza e dei contenuti relativamente a informazioni personali, foto senza consenso o contenuti non adatti o pericolosi. Infine, un 10% include le risposte che menzionano il controllo diretto dei genitori sull'uso dei dispositivi, come l'uso di strumenti di monitoraggio come Google Family Link o il controllo regolare dei dispositivi e delle chat. Un ultimo 10% comprende regole che sottolineano l'importanza di utilizzare i dispositivi e i social media in modo consapevole e responsabile, come ad esempio non utilizzare dispositivi durante i pasti o lo studio.

“Fa sicuramente riflettere il dato ancora elevato, anzi in aumento, relativo ad una totale mancanza di regole da parte degli adulti per la maggior parte del campione intervistato. Questo è un segnale che non possiamo trascurare e che ci indica una nuova strada da intraprendere: oltre al lavoro diretto con i giovani mediante programmi educativi validi ed integrati alle offerte formative scolastiche, dobbiamo necessariamente mirare ad un lavoro formativo parallelo con la fascia adulta, genitori in primis” - commenta il referente dell’Osservatorio Scientifico sull’Educazione Digitale Gregorio Ceccone. - “Inoltre, dando uno sguardo più approfondito sulla tipologia di regole date, è evidente come ancora poco si lavori sul piano educativo per una maggiore consapevolezza e responsabilizzazione del giovane di fronte all’uso del digitale, aldilà del mero divieto di utilizzo di un social o di una restrizione temporale. Solo se l’adulto si pone come modello credibile e dialogante, potrà essere in grado di supportare il proprio figlio nell'uso equilibrato e responsabile della tecnologia.

Ultimo aggiornamento: 15:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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