Ribadita la posizione di andare avanti ed evitare le porte chiuse con tante società a rischio default la Lega serie A ha deciso all'unanimità di imboccare la strada del compromesso e tendere la mano alle richieste del governo.
Da qui la scelta di dare un segnale ben preciso (sono in tanti, però, a credere che il governo chieda lo stop per motivi politico-demagogici e non scientifici). A testimoniare «il grande senso di responsabilità delle società di calcio a fronte dello stato emergenziale legato all'aumento dei contagi da Covid nel Paese, nonostante il pieno rispetto delle vigenti procedure di sicurezza sempre adottate per il controllo degli accessi allo stadio», come si legge sul comunicato. Detto questo, c'è da considerare che un'eventuale sospensione avrebbe potuto incidere sul format e quindi sull'equilibrio economico di tutto il sistema. Che è poi l'aspetto più preoccupante. La riduzione a cinquemila spettatori ha spinto i club a correre ai ripari (hanno obblighi contrattuali con gli sponsor). Ieri il Milan ha sospeso preventivamente le vendite per le gare con Spezia (lunedì 17 gennaio) e Juventus (domenica 23 gennaio).
I TAGLIANDI
Nelle prossime ore il club di via Aldo Rossi verificherà numeri e dettagli. Discorso simile per i bianconeri. Ieri è iniziata la vendita per il match con l'Udinese (sabato 15 gennaio), ma è stata subito bloccata e ora si dovrà controllare quanti tagliandi siano stati venduti. Come le altre società, anche l'Inter riserverà i cinquemila posti per rispettare gli obblighi contrattuali con sponsor e Corporate hospitality. Per i biglietti già venduti i nerazzurri stanno valutando se rimborsare o concedere un voucher per una delle successive partite che torneranno a capienza più alta. Più problematica la questione legata alla Roma con il caos abbonamenti e biglietti da affrontare (gara col Cagliari domenica 16 gennaio). E non sarà semplice. Prima si sfiderà la Juventus nella partita di oggi, poi il club giallorosso dovrà adottare una strategia su come affrontare questa problematica.
S.R.
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