Il primo podio di Carolina Kostner:
bronzo nell'individuale di figura

Giovedì 20 Febbraio 2014
Carolina Kostner (Foto LaPresse)
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SOCHI - Carolina Kostner ha vinto la medaglia di bronzo nell'individuale di figura ai Giochi Invernali di Sochi 2014.

La 27enne pattinatrice bolzanina, già terza al termine del corto di ieri, mantiene il piazzamento anche dopo il libero, eseguito sulle note del Bolero di Ravel. Per l'azzurra, al suo primo podio in carriera in una rassegna a cinque cerchi, c'è anche il nuovo record personale (216,73).

Oro alla russa Adelina Sotnikova (224,59) argento alla coreana Yuna Kim (219,11), campionessa uscente. L'Italia sale così a otto medaglie a Sochi.

«Penso che sarà mia ultima stagione, la cosa certa è che non intendo più dedicare tanto tempo agli allenamenti». Così Carolina Kostner dopo la conquista del bronzo nell'individuale di figura ai Giochi Invernali di Sochi 2014. «Sono esaurita, ho lasciato tutta me stessa là fuori, è l'Olimpiade che sognavo - aggiunge la 27enne -. Ognuno deve seguire la propria strada nella vita, qualche volta bisogna avere pazienza. Avevo una montagna davanti e vedevo che mancavano pochi passi per arrivare alla cima. Una montagna che ho scalato in questi anni, mi aspettavano i passi più difficli ma mi sono detta di avere coraggio, così da poter poi godere la vista...».

ORI, CADUTE E UN DOLORE IMMENSO: ECCO CHI È CAROLINA KOSTNER. Ventisette anni sono pochi per metterci dentro tutto, ma c'era ancora spazio per l'emozione più grande: Carolina Kostner ha dovuto aspettare un pò per arrivare lì dove forse nemmeno sperava più. Un bronzo olimpico, la prima medaglia ai Giochi della sua carriera. L'azzurra che ha spento le candeline qui a Sochi lo scorso 8 febbraio pattina da quando di anni ne aveva quattro: allenamenti e studio tra la sua Ortisei e Oberstdorf, sudore, musica e ghiaccio, e tante medaglie.

Cinque volte campionessa europea è nel 2012, ai mondiali di Nizza, che mette a segno il suo capolavoro: oro, un'azzurra davanti a tutto il resto del mondo che pattina. Nel 2007 aveva già vinto un argento nella rassegna iridata, bissando il secondo posto anche nel 2013. Una vita sul ghiaccio senza mezze misure però: poco più che ragazzina è stata scelta dal Coni a rappresentare l'Italia ai Giochi di Torino, lei portabandiera azzurra ancor prima di essersi consacrata campionessa.

E l'Olimpiade che la tenne a battesimo inaugurò il tabù a cinque cerchi sfatato solo ora: nel 2006 i suoi primi Giochi finirono senza gloria, esibizione sporcata nel corto da una caduta su una combinazione di tripli, e nono posto finale. Inquieta e a caccia della strada maestra, Carolina decide un cambio importante: la vita tra l'Alto Adige e la Germania va stretta alla Kostner che lascia il suo allenatore, Michael Huth dopo otto anni di sodalizio. Vola oltre oceano, inseguendo il sogno americano e quel salto di qualità che almeno a Los Angeles resterà disatteso. Lavorare alla corte di Frank Carroll e Christa Fassi non ha prodotto infatti gli effetti sperati. Carolina non solo non spicca il volo, ma fallisce l'appuntamento più importante, quello con le sue seconde Olimpiadi, che dovevano essere del riscatto e si trasformano in incubo. Non è certo da cartolina la sua esibizione, perché nel corto sulle note del Notturno di Chopin è bella, ma non perfetta, e soprattutto è lontana dal podio. La rincorsa matta e disperatissima dal settimo posto sprofonda poi nello show al contrario del libero, fatto di cadute e ghiaccio tra le unghie. Un disastro che la porta via da Vancouver con il 16/o posto e le accuse dei vertici dello sport italiano. Ed ecco allora un nuovo cambio, o meglio ritorno: nel luglio 2010 torna a Oberstdorf per riprendere ad allenarsi con Huth. Ha detto infatti di aver capito, dopo un anno in America, che le condizioni nelle quali si era sempre allenata prima di lasciare l'Europa erano in realtà le migliori per lei. La lontananza dalla famiglia troppo pesante: fragile, in ansia sul ghiaccio, sintesi di grazia e paura, Carolina si è anche fatta aiutare da un mental coach, per liberarsi di pressione e morsi allo stomaco quando i pattini solcano in ghiaccio.

In mezzo poi la vita, che non è solo palestra e allenamenti: la storia d'amore con Alex Schwazer, marciatore, oro olimpico a Pechino è il suo oro trasformato in ferro. Una coppia perfetta, giovani, belli, sportivi, ma dopo tre anni e mezzo di sogno il brusco risveglio: nel 2012 il baratro si apre sotto i piedi di lui e rischia di inghiottire anche lei. Alex si è dopato: alla vigilia dei Giochi di Londra la notizia della positività all'epo del marciatore azzurro è un colpo duro per lo sport italiano, una ferita mortale per la campionessa dei pattini. Una delusione, un dolore che solo il tempo e forse un nuovo amore hanno potuto sanare. E questa gioia inseguita per anni, la medaglia olimpica, il traguardo più bello.

Ultimo aggiornamento: 21:27

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