Italia-Irlanda 22-15/ Parisse:
«Siamo stati fisicamente superiori»

Sabato 16 Marzo 2013 di Christian Marchetti
Sergio Parisse
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ROMA - Che faccia mostra chi ha appena compiuto la seconda impresa di questo Sei Nazioni al timone di una squadra dodicesima nel ranking mondiale? La faccia di Jacques Brunel , of course. Disteso, rilassato e addirittura un filo sorridente il faccione del ct azzurro. Come se l'”equilibrio” - meglio: l'”ekilibr” - da lui sempre predicato fosse diventato reale, tangibile. Grazie a un incredibile pomeriggio di gloria.



EQUILIBRIO - Ma il tecnico transalpino frena subito: «L'equilibrio è difficile da trovare». E traccia la strada che sarà. Sicuro non sia parente del signor Myagi di “Karate Kid”?



«Sono contento perché la squadra ha mostrato carattere. Soprattutto in difesa, dove abbiamo fatto un gran lavoro contro una squadra venuta qui per vincere». Comunque sia c'è un obiettivo preciso da tenere in testa e si chiama Coppa del Mondo 2015. Si giocherà in Inghilterra e gli azzurri, nella fase a gironi, affronteranno proprio Francia e Irlanda sconfitte in questo Championship. «Sì, oggi a entrambe abbiamo lanciato un messaggio ma non ci dimentichiamo che l'anno prossimo andremo a Parigi e Dublino».



STORIA E CONTINUITA' - «Non esistono paragoni tra le due vittorie del Sei Nazioni 2007 e le due di questo torneo». E qui a parlare è il capitano Sergio Parisse, a quanto pare mai così felice dopo un trionfo. «In quella occasione fu tutto singolare. Gli intercetti nel successo con la Scozia, quella touche mai battuta dal Galles al Flaminio. Queste invece sono due vittorie costruite contro nazioni dalla tradizione più importante della nostra. Sì, gli abbiamo lanciato un messaggio forte, ma il nostro lavoro, ora, è di essere continue».



E rieccolo, allora, il discorso sulla continuità. Concetto che assieme a quello di equilibrio disturba i sonni di Brunel: «Con All Blacks, Australia, Francia e Inghilterra abbiamo raggiunto un livello interessante. Ma la sconfitta con la Scozia lascia davvero un'altra immagine. Non siamo ancora in grado di mantenere lo stesso livello. Dobbiamo ancora crescere ma lo spirito che stiamo mostrando ci offre la sensazione di essere sulla buona strada».



FISICO E CURIOSITA' – Parisse nel frattempo sale sulle macchine da scontro. «Vedere i nostri avversari andare così giù in campo significa che abbiamo avuto un impatto fisico importante. In settimana, ora posso dirlo, abbiamo avuto uno strano scambio con lo staff. Per mercoledì era in programma un allenamento ma abbiamo chiesto a Jacques e ottenuto di saltarlo perché ci sentivamo davvero stanchi. Siamo riusciti a ricambiare la sua straordinaria fiducia con la nostra prestazione perché fisicamente siamo stati superiori».

Ma non soltanto lì, azzarda il capitano. «Nel primo tempo abbiamo sprecato tantissime occasioni di andare in meta. Ci siamo fatti prendere dalla voglia, dalla frenesia di segnare. Il fatto è che non abbiamo l'abitudine a dominare i nostri avversari e, tranne in quei dieci minuti della mia ammonizione, non ho mai avuto l'impressione che la partita ci potesse sfuggire di mano».



Allora porte spalancate all'Italia dominatrice, quella che il tecnico dei Verdi Declan Kidney incensa. Prima parla di «sfortuna» per via dei tre infortuni irlandesi in appena 36 minuti; poi di «crescita degli azzurri, che ci diedero filo da torcere già due anni fa al Flaminio»; infine chiude: «Tanto di cappello, Italia». Si chiama rispetto e costa tanto sudore...
Ultimo aggiornamento: 17 Marzo, 10:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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