"800 giorni", il film sul sequestro del vicentino Carlo Celadon

Sabato 2 Settembre 2023 di Elena Filini
Il cast con il regista

Gli 831 giorni che sconvolsero il Veneto. Trascinando in prima pagina Vicenza e la storia di una famiglia di imprenditori nella fosca stagione dei sequestri di persona. A Carlo Celadon, nome ripescato dalla memoria dei telegiornali dell'epoca, vittima del più lungo sequestro della storia d'Italia è ispirato il film "800 giorni" del giornalista e filmaker vicentino Dennis Dellai presentato ieri in anteprima al Cinema Astra al Lido.
Storia dolorosa e ormai quasi sconosciuta. «Bisognava restituire alla memoria un decennio costellato di sequestri di persona: prima ad opera dei giostrai, poi della mala del Brenta, quindi il terrorismo e infine i calabresi» spiega il regista.


IL CASO
Il 25 gennaio 1988 è un lunedì, e in una villa di Arzignano abita la famiglia Celadon. L'aggressione avviene in serata: quattro delinquenti irrompono nell'abitazione; due armati tengono a bada le vittime, mentre altri due li legano con corda e bende. Poi gli aggressori prendono Carlo, diciott'anni, figlio di Candido, lo ficcano nel bagagliaio di un'auto e scappano. Il giorno prima il padre aveva venduto un'azienda di famiglia per una cifra a molti zeri. Così comincia il sequestro Celadon, quello che rimarrà alle cronache come il più lungo della storia d'Italia. Quasi tre anni di detenzione, in buche e covi senza aria e senza la possibilità di alzarsi in piedi: Carlo resta in vita grazie al pensiero della fidanzata e alla musica di Pat Metheny fino alla liberazione.
Trentacinque anni dopo questa storia torna in scena, non in un film sul rapimento Celadon, ma in una fiction ispirata a quella vicenda. «Abbiamo voluto creare una distanza ma attingere allo stesso tempo da documenti storici importantissimi e fondamentali sulla vicenda Celado» continua il regista spiegando che l'idea iniziale era quella di portare al cinema la vicenda diretta. «Ma Carlo Celadon inizialmente ci ha chiesto una sorta di diritto all'oblio, non voleva che venisse sfruttato il suo caso per amplificazioni mediatiche. È sempre stato un uomo schivo».


STORIA E FINZIONE
Passa un anno e Celadon acconsente al racconto attraverso la finzione, con nomi cambiati e un altro punto di vista, in questo caso quello della fidanzata di Carlo dell'epoca. «È stato il primo a vedere il film, tenevo moltissimo a questo». Celadon ritrova nel dettaglio i covi, lo spirito e l'ambientazione dell'epoca. «Gli feci sentire un'audiocassetta che mandò ai genitori durante il rapimento - Dellai entra nel cuore del film - una cassetta in cui viene fuori tutto il dramma: i rapitori avevano convinto Carlo che il padre non avrebbe acconsentito alla richiesta di pagamento. Era arrivato ad odiare il padre, e qui si percepisce tutto il suo odio».
Protagonisti della pellicola Matteo Dal Ponte e Marta Dal Col nel ruolo di Celadon e della fidanzata, Vasco Mirandola in quello nel padre di Carlo («è stato un padre umano e attento con tutti noi sul set» ricorda il regista) e Fabio Testi in un cameo a dare ulteriore appeal alla pellicola.

In mezzo la Vicenza di fine anni Ottanta, quella delle radio libere e - come ha sottolineato il giornalista Alessandro Comin nell'introduzione - della "perdita dell'innocenza" nel confronto col fenomeno sequestri. Oggi come vive l'imprenditore Carlo Celadon? «Celadon oggi ha chiuso i conti con quella storia. Sono felice se il film è stato per lui, nonostante l'incertezza iniziale, una sorta di catarsi», conclude Dellai.

Ultimo aggiornamento: 12 Settembre, 11:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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