Treviso. Migrante morto all'Appiani: aveva un lavoro ma non una casa. Ora si cercano soluzioni anche all'ex caserma Serena

Lunedì 4 Dicembre 2023, 10:50 - Ultimo aggiornamento: 5 Dicembre, 09:18

Le reazioni

L’emergenza all’Appiani è nota da anni e nel tempo si è cronicizzata, nonostante le proteste periodiche davanti a questura e prefettura da parte dei migranti stessi e dell’associazione Caminantes. La tragedia ha suscitato un’ondata di indignazione e ora a preoccupare è la sorte di questi senza tetto vista l’emergenza freddo. «È una vergogna che nella ricca Treviso sia accaduta una cosa del genere - afferma la consigliera dem Carlotta Bazza, che ieri si è recata all’Appiani -. Serve un tavolo a cui siedano tutti gli attori coinvolti nell’accoglienza, sotto la regia dell’amministrazione, ma anche le aziende, che devono essere coinvolte nelle questioni abitative, oltre alle parrocchie e alla commissione sociale. Nell’ultimo consiglio comunale Conte parlava di umanità: è ora di dimostrarla». Il capogruppo del Pd Stefano Pelloni rilancia: «Si aprano temporaneamente le centinaia di immobili sfitti di Comune e Ater. Treviso, con i comuni limitrofi lavorino per aprire un secondo dormitorio in città, è ormai urgente. Dovevamo pensarci mesi fa». Luigi Calesso, di Coalizione civica, rincara la dose parlando di «morte di Stato» e chiedendo di spegnere le luminarie della città in segno di lutto. «Abbiamo bisogno di istituzioni che si fanno carico della “sicurezza” di chi è costretto a vivere per strada - dice - di “pattuglie dell’umanità” che trovino chi dorme all’addiaccio e lo ricoverino in un posto caldo». Intanto stamattina l’associazione Caminantes organizza una manifestazione sotto la Prefettura: «Justice for Mandeep. Non possiamo rimanere in silenzio di fronte a quello che è successo. Vogliamo che se ne parli, che si dica che in questa città del ricco Nord Est ci sono decine di persone che sono costrette a vivere nei loculi delle scale di un parcheggio. E a morire nell’indifferenza».

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