Odio social virtuale ma persone reali
Il nocciolo della questione però è un altro: «Nessuno (di quanti ci criticano, ndr) che - prima di scrivere - ponga a se stesso la semplice domanda: queste mie parole feriranno qualcuno? Queste mie parole sono utili per il bene generale? Se mio figlio leggesse quello che sto scrivendo, percepirebbe odio o amore? Anche se comprendo la differenza di vedute che può esserci attorno a questo argomento, quello che non comprendo è il nascondersi dietro alla scusante di sapere cos'è meglio o peggio. Perché il meglio sarebbe solo far crescere i nostri figli, tutti, in una società che li ami e li valorizzi. Che insegni i valori dell'amicizia, della verità, del rispetto e del perdono. Perché il primo antidoto a quella bestia nera che è l'odio, che mangia il nostro interno ancora prima di distruggere l'esterno a cui è rivolto, è il saper condividere la felicità che un'altra persona prova: la felicità di un dono, proprio come lo è per me, proprio come lo è un figlio per una famiglia, proprio come lo è per due persone che si appartengono».
«Concludo con un grazie, grande, a tutta quella gente (tantissima) che è felice per noi. A tutta quella gente che ci vuole bene, che ci sostiene, che condivide questa gioia immensa. Ma un grazie va anche a tutti coloro che invece provano a far entrare il male dentro la nostra vita. Grazie perché ci ricordate sempre che vedere e percepire il bene, e soprattutto rispondere al male con il bene, a volte è davvero difficile. Ma rimane l'unica via che conta. L'unica via che insegneremo alla vita che verrà».