I loro destini si sono incrociati lungo la via Casilina, deserta alle tre e mezzo di ieri mattina. Davide Marasco andava al lavoro: da dieci anni si alzava quando tutti gli altri dormivano per guadagnarsi da vivere come fornaio.
Secondo una prima ricostruzione effettuata dalla polizia locale del VI Gruppo l’uomo, un albanese di 49 anni con precedenti di polizia, anziché fermarsi si è lanciato a tutta velocità sulla consolare, sfrecciando contromano sotto il cavalcavia del Gra. Ha quasi centrato un altro automobilista, che dopo una manciata di metri ha notato il corpo di Davide M. e ha chiamato i soccorsi, arrivati dopo pochissimi minuti. Mentre i medici del 118 cercavano di rianimare Davide, gli agenti delle volanti e del commissariato Casilino hanno rintracciato il pirata in via di Giardinetti. Era fermo sulla sua auto con la parte anteriore ridotta a un ammasso di lamiere. È sceso dall’abitacolo e ha aggredito i poliziotti, rifiutandosi di sottoporsi ai test su alcol e droga. Alla fine è stato accompagnato al policlinico di Tor Vergata: sei ore dopo l’incidente aveva ancora un tasso alcolemico superiore ai limiti di legge. Gli investigatori del Commissariato Casilino lo hanno anche denunciato per resistenza a pubblico ufficiale.
Nel frattempo la notizia della morte di Davide si è diffusa tra chi lo conosceva. I primi a saperlo sono stati i colleghi: per un altro scherzo del destino il 32 enne è morto a 200 metri dal posto di lavoro. La sua attuale compagna è stata svegliata nel cuore della notte da un sms inviato tramite la scatola nera dello scooter. Ha vissuto momenti d’angoscia fino a quando i vigili, con tutte le cautele, le hanno comunicato cosa era successo. E ieri davanti alla camera mortuaria del policlinico di Tor Vergata erano in tanti a piangere Davide, nato a Sassari ma romano d’adozione. «È brutto dirlo, ma il Padreterno si porta via solo le persone perbene. Davide è stato ammazzato da uno straniero che guidava ubriaco. Si fa fatica a non essere razzisti», si è lasciato andare Simone, amico di una vita di Davide. E il cognato della vittima si è sfogato: «Si deve parlare di quanto è ingiusta questa morte. Non ho altre parole».