Dopo la conferma della Valle d'Aosta in zona rossa e il no del governo Conte all'apertura dello sci a Natale, sale ancora la tensione tra Roma e Aosta, dove oggi il Consiglio regionale ha approvato una legge che rivendica l'autonomia della regione alpina rispetto ai poteri statali nella gestione dell'emergenza sanitaria del coronavirus.
A colorare il conflitto istituzionale anche di una tinta politica è stato l'esito del voto in Consiglio regionale. Sulla legge, approvata con 28 voti a favore e sette astensioni, la maggioranza regionale di centro sinistra, uscita dalle elezioni dello scorso settembre, è andata divisa al voto: gli autonomisti (Alliance valdotaine, Stella Alpina, Union valdotaine e Vallée d'Aoste Unie) hanno votato a favore con la Lega, mentre i progressisti, con Pd, si sono astenuti. La norma approvata disciplina le «libertà di movimento dei cittadini, le attività economiche e le relazioni sociali, compatibilmente con le misure di contrasto alla diffusione del virus». Prevede in particolare che la Regione intervenga tra l'altro sulle «aperture degli esercizi commerciali» e sulla «pratica dell'attività sportiva», analogamente a quanto fatto dalla Provincia di Bolzano nella scorsa primavera. Rende possibile lo svolgimento di eventi e manifestazioni se «previsti da un'ordinanza del Presidente della Regione» e anche eventi ecclesiastici o religiosi.
Viene anche istituita un'Unità di supporto e coordinamento per l'emergenza Covid-19. «Questa legge è importante non solo per le competenze della Regione, ma perché ha un respiro e un peso proprio dal punto di vista politico rispetto al governo di Roma», spiega il presidente Lavevaz. «Non so se per una mancanza di conoscenza della montagna o più semplicemente per delle sensibilità diverse da parte dei componenti del governo, - prosegue - ma devo dire che una cosa che ho visto chiaramente è la difficoltà a far capire al Governo le esigenze legittime della montagna: l'impressione è che si veda la montagna come un parco giochi per le grandi città, cosa che sappiamo bene non essere così».
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