La Patria chiama e Sheva risponde. Il campionissimo del Milan, Andrij Shevchenko, prima nel Chelsea e nella Dynamo Kiev, dal 2016 al 2021 allenatore della nazionale ucraina, non a caso insignito del titolo di “Eroe dell’Ucraina”, da ieri è per decreto presidenziale pubblicato sul sito della presidenza ucraina “consigliere del presidente Zelensky”.
L'Ucraina annuncia il boicottaggio dopo la scelta della Uefa di riammettere le squadre russe
IMPEGNO
Di fatto, la nomina non stravolge il suo impegno. «Non penso – dice – che il mio ruolo sia poi tanto cambiato, è sempre stato quello di un consigliere free lance». Un battitore libero, un patriota. «Ma adesso è un carico ancora più importante. Continuerò ad aiutare il mio Paese. E cercare di fare quello che già stavo facendo prima, cercare attraverso il calcio di fare eventi di beneficenza per aiutare il mio Paese, poi promuovere il mio Paese e far parlare di più dell’Ucraina. Sarò ancora più impegnato su questo finché dura la guerra, io devo cercare di essere d’aiuto e fare di tutto perché la gente soffra di meno». Insomma, Sheva ci mette la faccia e la fama. È un’icona del calcio mondiale, Pallone d’oro 2004 del Milan. È amato dai tifosi. Ieri ha risposto alla chiamata. Nel suo modo pacato e sorridente, è l’ambasciatore della tragedia di un Paese che anche attraverso i suoi volti più popolari prova a tener vivo il tema dell’invasione di un Paese sovrano, e il martirio dei civili sotto le bombe. Lo sport è un veicolo fondamentale. Anche per questo, Sheva si schiera con la Federcalcio ucraina (Uaf) e con quella britannica contro la decisione Uefa di riammettere alle competizioni le squadre under 17 russe. «Io appoggio la mia Federazione: finché dura la guerra, dobbiamo tenere questa linea per fare di tutto per fermare questa guerra. Il mio Paese – dice - sta soffrendo tantissimo, lo sapete. Io lavoro in questa direzione, per aiutare a parlare di più dell’Ucraina, e promuovere eventi benefici». Il mantra, aiutare il mio Paese. Domani sarà il giorno del compleanno per Sheva, 47 anni. «Devo tornare a casa dai miei bambini».
DISAPPUNTO
Intanto, la Uaf conferma il boicottaggio dell’Uefa sulla riammissione degli under 17 russi. «Condanniamo fermamente questa scelta. Insistiamo nel mantenere le precedenti decisioni Uefa e Fifa sul divieto di partecipazione di tutte le squadre russe a qualsiasi competizione internazionale di quelle organizzazioni». Come conseguenza, l’Ucraina non prenderà parte «ad alcuna competizione alla quale partecipino team russi. Siamo convinti che l’adozione di queste decisioni nel mezzo delle ostilità della Federazione Russa contro l’Ucraina sia infondata e tale da dare un segnale di tolleranza verso la politica aggressiva della Russia». Di qui il boicottaggio di Kiev. «Il mio futuro è nel pallone», conclude Sheva. La Ryder Cup è «un bellissimo evento» e la giornata anche. Ma la guerra preme, la sofferenza di un popolo nel quale Sheva si identifica. Come altri campioni in altre guerre. E come tutto lo sport ucraino, a suo modo in prima linea.
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