«Quello di Ascione non fu un raptus e lei non riuscì nemmeno a difendersi»

Mercoledì 13 Settembre 2017
«Quello di Ascione non fu un raptus e lei non riuscì nemmeno a difendersi»
Omicidio di Mariarca, sequestrato il cellulare della figlia. Nuovi sviluppi in merito all'uccisione di Maria Archetta Mennella, la 38enne originaria di Torre del Greco, colpita mortalmente da due coltellate da parte dell'ex marito, Antonio Ascione, 44 anni, pizzaiolo in un locale di Jesolo, lo scorso 23 luglio. Reo confesso, l'uomo si trova in carcere.
I tasselli che si stanno mettendo assieme vogliono far capire se si sia trattato di un cosiddetto raptus omicida o se l'uomo abbia ucciso al termine di una escalation di violenza e minacce. Per questo, mosso anche su indicazione dello Studio 3A (che fin dall'inizio sta assistendo la famiglia Mennella), l'avvocato Alberto Berardi, dopo avere visto i contenuti di alcuni messaggini che figlia e padre si sono scambiati, ha inviato una memoria al pubblico ministero, che ha accordato la richiesta predisponendo l'acquisizione del cellulare della quattordicenne da parte dei carabinieri di Torre del Greco. «La famiglia mi ha fatto avere degli screenshot di messaggini significativi del 20 luglio: la figlia contestava al padre (immagino perché le era stato detto dalla mamma quanto era successo) di avere minacciato la madre con un coltello; lui poi cercava di giustificarsi, ma di rimando lei gli ha detto che se avesse fatto del male alla mamma non avrebbe più visto nè lei, nè il fratellino di 9 anni. Il fatto che la figlia fosse a conoscenza della minaccia mi sembrava significativo». Per l'avvocato, dunque, questo porterebbe a ritenere che non si sia trattato di un raptus improvviso. «Sono convinto che l'analisi dei telefoni farà la differenza».
Intanto è stata depositata la consulenza genetica, in pratica l'esame delle tracce ematiche trovate sulla vittima. «Avendo partecipato come consulente di parte - continua l'avvocato Berardi - sono a conoscenza delle notizie più significative, ovvero delle due coltellate letali e dell'assenza di segni di autodifesa: sembra come una aggressione a tradimento, non comunque all'apice di una colluttazione». Analizzato, quindi, un asciugamano e dei pantaloncini da uomo sporchi di sangue, ma non un lenzuolo. «Quindi mi fa pensare non sia plausibile sia stata accoltellata a letto». Il legale ha chiesto alla Procura di poter raccogliere degli elementi nel Napoletano, come un esposto di una donna responsabile del posto dove lavorava Mariarca, «con il quale diceva che l'indagato aveva fatto pressioni su di lei perché la licenziasse, considerandoli i responsabili del fallimento del loro matrimonio. Significativo di un pensiero ossessivo».
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