Omicidio Boraso, si va verso il processo

Mercoledì 2 Giugno 2021
Omicidio Boraso, si va verso il processo
PORTOGRUARO
Uccisa per una collanina e alcuni medicinali. La Procura di Pordenone ha chiuso le indagini sull'omicidio di Marcella Boraso, 59 anni, massacrata a martellate la sera del 21 luglio 2020 nel suo appartamento di via Croce Rossa 98 a Portogruaro.
Il sostituto procuratore Carmelo Barbaro per ricostruire la brutale scena del delitto si è affidato anche all'ex generale del Ris, Luciano Garofano. La consulenza non è ancora agli atti, ma quanto già emerso dagli accertamenti dei Carabinieri di Portogruaro è stato ritenuto sufficiente per chiedere il rinvio a giudizio di Wail Boulaied, 23 anni, e Mohammed Rabih, 22, entrambi marocchini residenti a Pordenone e in misura cautelare, il primo in carcere a Venezia, l'altro a Pordenone.
LE IMPUTAZIONI
Tre sono i reati contestati nel capo di imputazione. Sono accusati di omicidio aggravato dal fatto che la vittima è stata uccisa per commettere una rapina, che nell'imputazione è pluriggravata, nonché di aver tentato di appiccare il fuoco all'appartamento per cancellare le prove del delitto. La richiesta di rinvio a giudizio sarà valutata dal gup Monica Biasutti, ma sui tempi dell'udienza preliminare non vi sono ancora indicazioni. Particolarmente agguerrita è la difesa di Rabih.
LA DIFESA
L'avvocato Gaetano Vinci respinge la ricostruzione degli inquirenti: «Non ci sono riscontri oggettivi esterni, tutto si basa sulla confessione di Boulaied, la cui attendibilità, come hanno sottolineato i giudici del Riesane, è pari allo zero. Chiederò una proroga dei termini e un nuovo accesso nell'appartamento per esaminare le macchie di sangue. Resto perplesso sul fatto che le indagini siano state chiuse prima del deposito delle conclusioni di Garofano».
LA RICOSTRUZIONE
Secondo l'imputazione, i due immigrati volevano rubare nella camera da letto della Boraso. Sotto l'effetto di alcolici e psicofarmaci, l'avrebbero spinta verso il bagno a calci e pugni, dopo che la donna aveva scoperto il tentativo di furto. Boulaied la colpì con un coltello ferendole il naso, lei si sarebbe seduta sul bidet per tamponarsi la ferita e quel punto Rabih, secondo il racconto del complice, l'avrebbe sollevata di peso immobilizzandola e incitando il complice a colpirla con un martello che si trovava sulla lavatrice. «Tira, tira», avrebbe urlato e lui la colpì sfondandole il cranio. Dall'appartamento se ne andarono con una collanina e alcuni medicinali. Per nascondere le tracce dell'omicidio accesero due fornelli del piano cottura gettando accanto carta e plastica, che si sciolse facendo poi cadere, per via del forte calore, la cappa della cucina.
Il processo, una volta superato il vaglio dell'udienza preliminare, sarà celebrato in Corte d'assise a Udine. A difendere Boulaied ci sono gli avvocati Marco Borrella e Igor Zornetta.
C.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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