Nicoletta Cozza

Domenica 25 Luglio 2021
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(...) Otto scrigni d'arte e un'appendice nel mezzo. Uniti da un metaforico filo lungo 1.700 metri. Un pellegrinaggio culturale unico e irripetibile. Ed è proprio l'attribuzione di tali aggettivi ad aver decretato l'iscrizione nella World Heritage List dei capolavori trecenteschi, sintetizzata nella denominazione I cicli affrescati del XIV secolo di Padova. La città del Santo, quindi, ha ora due siti Patrimonio Unesco, in quanto nel 1997 del sigillo si era già fregiato l'Orto Botanico.
Una storia, quella dell'Urbs Picta, giunta all'epilogo dopo un lunghissimo iter iniziato nel 1996, per far capire la valenza di un luogo in cui per 92 anni, dal 1305 al 1397, si è intrecciato un rapporto complesso tra artisti, committenti e Università, che ha determinato un processo alchemico in base al quale Padova è stata punto di snodo tra arte medievale e Rinascimento. La città, grazie a questa operazione, oggi riscopre un pezzo della sua identità di capitale europea della cultura, che era andato in frantumi in quanto per lungo tempo il Trecento e il suo splendore erano finiti nel dimenticatoio; metafora di quell'oblio era il Castello Carrarese, il nono step overbooking in quanto oggetto del restauro voluto da Andrea Colasio, e quindi chiuso al pubblico ma destinato in futuro a proporsi come epicentro tra la Cappella degli Scrovegni e la cittadella Antoniana, passando per la Chiesa degli Eremitani, Palazzo della Ragione, la Reggia Carrarese, il Battistero del Duomo, la Basilica del Santo, l'Oratorio di San Giorgio e quello di San Michele. Tremila 600 metri quadrati di pitture murali nel centro storico della città, che ruotano attorno a Giotto e alla sua bottega, a cui va il merito di aver portato a Padova un linguaggio artistico nuovo. La squadra insignita del sigillo ha fuoriclasse della pittura quali Altichiero da Zevio, Guariento, Giusto de' Menabuoi, Jacopo Avanzi e Jacopo da Verona, oltre al Maestro fiorentino; ma anche un poeta del calibro di Francesco Petrarca, e committenti illuminati come Enrico Scrovegni e i Carraresi. Un'eredità, la loro, di valore universale, che nel terzo Millennio va custodita e gestita, per proiettare nuovamente Padova nel novero delle città d'arte più importanti del mondo.
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