Meneghetti, pittore dei Papi

Mercoledì 14 Febbraio 2018
Meneghetti, pittore dei Papi
IL PERSONAGGIO
Alla Biennale Arte 2011 c'era un'opera multipla di Renato Meneghetti che occupava da sola l'interno e la facciata della Tesa 99 (uno degli enormi capannoni dell'Arsenale veneziano prospicienti il Padiglione Italia), con l'elaborazione di una complessa trasmutazione radiografica del Compianto sul Cristo morto di Mantegna. Era - non solo per me - il capolavoro della carriera intera dell'artista e quanto di meglio si poteva vedere di quella 54a edizione. Ma dell'autore non credo fossero molti quelli che conoscevano i trascorsi biennaleschi nelle diverse specialità: Musica nel 1982 (computer-music, curatore Mario Messinis), Cinema (1983, film Divergenze parallele, a cura di Tatti Sanguineti) e Architettura (2010, i suoi progetti, a cura di Fortunato D'Amico).
NATO IN OSTERIA
Un eclettico? Piuttosto un eterno ragazzo (settantenne l'anno scorso) che non riuscirà mai a soddisfare la propria bulimia creativa. Non per niente, nato sopra l'osteria di famiglia, a Rosà di Vicenza, la levatrice decide di inumidirgli le labbra con del vino beneaugurale; ed è così che, al momento di andare a scuola, chissà per quale recondita aspirazione, il bambino si sente preso dalla voglia di dipingere. I suoi non ci stanno e lui si autoproduce i colori con materiali di fortuna e trafuga l'olio in cucina per impastarli; i primi quadretti, custoditi ancora gelosamente, sono sorprendenti nella fattura.
PITTORE E OPERAIO
Adolescente, pianta gli studi, fa il cameriere e poi gestisce il bar acquistato dal padre, del quale trasforma in studio di pittura il garage. Poi s'impiega in una fabbrica e fa il disegnatore tecnico; dagli operai, nelle soste di lavoro, impara l'uso della fiamma ossidrica e realizza, a sedici anni, le sue prime sculture saldate. In ufficio invece, tra un lavoro e l'altro disegna con il nero oleoso da ciclostile, ma un giorno, all'arrivo improvviso del direttore, si trova costretto a coprire in fretta il disegno che sta eseguendo con un foglio pulito. Scopre poi che l'immagine si è trasferita specularmente da una carta all'altra, e ne resta affascinato: avvia così la tecnica dei monotipi, che nel 1964 presenta alla Basilica Palladiana di Vicenza nella sua prima personale.
L'ARTE CON LUCIO FONTANA
Da artista, sente il bisogno di relazionare il proprio operato alle problematiche sociali e politiche universali, e lo fa con una serie di collage a tema e con il successivo ciclo di figure di pura invenzione, battezzate Fagocitatrici - dipinte a colori puri e forme ben definite d'impronta Pop - che nel 1968 continua a sviluppare anche durante il servizio di leva. In caserma, commilitoni e in particolare superiori gli chiedono di ritrarli, tant'è che gli viene concesso un locale per dipingere. È uno di essi il tenente appassionato d'arte che lo presenta a Lucio Fontana, col quale ha rapporti amichevoli, e il Maestro, interessato dalle Fagocitatrici, gli propone una mostra itinerante in Liguria e gli scrive una lusinghiera presentazione per il catalogo.
PUBBLICITARIO E DESIGNER
Inoltre lo introduce in uno studio pubblicitario di prestigio, ed è su quell'esperienza che Meneghetti decide di avviare un'impresa in proprio, che col tempo si ramifica in varie agenzie. A esse abbina la DDDdesign, dalla quale usciranno lampade, tavolini da gioco e arredamenti da premio nazionale, tutto progettato da lui. Lo sbalorditivo giro di affari che ne ricava lo spinge a diventare l'ambizioso proprietario di una storica villa veneta, che poi rivende acquistandone un'altra, e man mano delle altre. I cambiamenti che apporta vanno dai lavori di restauro alla piscina che, per ottenere il permesso della messa in opera, disegna nel progetto a mo' di laghetto serpeggiante, definendola vasca per uso agricolo (anche se rifinita a mosaico) e una pista d'atterraggio per elicotteri. Alleva cavalli da sella, si improvvisa coltivatore diretto e, su commissione, progetta il Museo dell'Automobile Luigi Bonfanti a Romano d'Ezzelino.
ARTISTA CON I RAGGI X
Tutto ciò non lo distrae dal suo percorso d'artista. Tra pittura, scultura, digital-art, fotografia, video-art e musica (a un festival di musica contemporanea presenta un video in cui, avvolto nel mantello del fagocitato, dirige un'orchestra di cento manichini), il colpo di genio arriva quando, trovandosi in possesso - per un dramma familiare positivamente risolto - di una pila di lastre radiologiche, pensa di trasferirle su tele fotosensibili da dipingere poi con colori ad alcol non coprenti, facendone la materia prima per tutto quanto avrebbe prodotto in futuro.
L'ENTUSIASMO DI DORFLES
Fa radiografare a ripetizione il proprio corpo, finché i responsabili si rifiutano di accontentarlo; allora decide di usare radiografie di elementi vegetali e animali (tronchi d'albero, frutti, cani, pesci) e di bagagli ai posti di controllo degli aeroporti, o scanner di Tir alle frontiere per scoprire eventuali ignari fuggitivi. Sono ricerche senza precedenti, di cui scrivono testi e anche libri interi critici tra i più influenti: Gillo Dorfles, Pierre Restany, Marco Goldin, Vittorio Sgarbi, Walter Guadagnini, Udo Kultremann, Achille Bonito Oliva, Claudio Strinati e tanti altri. Coinvolgono e stupiscono le realizzazioni che entrano nel vivo di realtà esecrande, con denunce del potere malefico del denaro, del dramma dei migranti, delle violazioni della privacy, di violenze fisiche e morali, di trasgressioni religiose.
IL CERVELLO IN PLASTICA
Le sue installazioni girano per piazze e musei: basti ricordare il mega cervello gonfiabile di plastica trasparente e agibile all'interno, Optional del 2004, in cui una voce d'automa denuncia i pericoli incombenti sulla situazione socio-ambientale planetaria. O le mille teste di gesso del ciclo Indifference, che riproducono il suo volto, sparse all'ingresso delle sue mostre per provocare i visitatori, che solo dopo gli inutili tentativi di scansarle si rendono conto che sono lì per essere calpestate.
IL RAPPORTO CON IL VATICANO
L'installazione della Biennale 2011 non sfugge all'attenzione del Segretario della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, lo storico dell'arte Francesco Buranelli, che ottiene dal Vaticano il mandato per ripresentare la medesima installazione sul Mantegna a Roma, in quella familiarmente definita la chiesa degli artisti; e questo dà il via a una catena di rapporti da cui nascono mostre dall'Italia all'America ed eventi che suggeriscono a Meneghetti idee in seguito alle quali è chiamato pittore dei papi. Sempre da agnostico dichiarato che però, in uno dei suoi pensieri minimi, scrive risalgo la corrente della morte perché dove nasce il fiume c'è Dio.
Ennio Pouchard
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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