LA MOSTRA
L'Impressionismo pittorico è diventato popolare, nel senso letterale

Giovedì 10 Ottobre 2019
LA MOSTRA
L'Impressionismo pittorico è diventato popolare, nel senso letterale del termine. Ovvero parla un linguaggio più comprensibile di altri movimenti pittorici e quindi riesce a far avvicinare il pubblico all'arte. È l'intento che aveva lady Florence Phillips quando ha realizzato la Johannesburg Art Gallery. Parte della collezione di lady Florence sarà esposta a palazzo Sarcinelli, nel cuore della città del Cima, che ospita la mostra Dagli Impressionisti a Picasso Capolavori della Johannesburg Art Gallery, aperta al pubblico da domani fino al 2 febbraio 2020, curata da Simona Bartolena, prodotta da ViDi e organizzata da Artika.
LE ORIGINI
Il nucleo della collezione della Johannesburg Art Gallery è il lascito di lady Florence Phillips, sudafricana di nascita, moglie di un magnate inglese dell'industria mineraria che ha fatto la fortuna in Sudafrica, appassionata collezionista d'arte. Vivendo a Londra era entrata in contatto con musei, quale il Victoria and Albert museum, nei quali la funzione sociale e didattica era molto sentita.
«Il suo sogno era quello di portare nel proprio Paese, che già all'inizio del Novecento era dilaniato da una situazione sociale gravissima, un museo che fosse per tutti e non soltanto per quei pochi eletti che potevano comprendere un quadro di Monet o parte della sua collezione spiega la curatrice Simona Bartolena -. Per tutta la vita persegue questo sogno, vendendo anche alcuni gioielli che il marito le aveva regalato per creare la collezione. E per farlo chiede aiuto a Hugh Lane, il quale la orienta nella scelta delle opere».
LA RACCOLTA
La Johannesburg Art Gallery aprì al pubblico nel 1910. La mostra, che esce dagli schemi di un'esposizione tradizionale sugli Impressionisti per evidenziare la grande rivoluzione artistica successiva, comincia il racconto con l'Ottocento inglese, attraverso due opere di William Turner ed uno straordinario dipinto di Alma-Tadema La morte del primogenito, suadente e malinconica scena ambientata in un Egitto immaginario. L'arte britannica è ben rappresentata dai Preraffaelli, quali John Everett Millais e Dante Gabriel Rossetti, dei quali lady Phillips era appassionata.
La seconda sezione della mostra affronta gli sviluppi dell'arte pittorica in area francese. Protagonisti assoluti sono gli Impressionisti, a cui ci si accosta dopo un nutrito excursus relativo ai pittori che scelsero un nuovo approccio al vero in pittura.
IL PERCORSO
Nelle sale di palazzo Sarcinelli si possono ammirare capolavori sorprendenti, come quello di Le Sidaner, artista poco noto e da scoprire; come le opere di Boudin «che ci riconciliano con quello che fu il maestro di Monet, vero iniziatore dell'Impressionismo anche se spesso ce lo dimentichiamo» dice la curatrice. Tra i pezzi notevoli c'è La marina di Signac, che rappresenta il vertice del pointillisme.
Ampio spazio è riservato alla generazione impressionista. Boudin e Jongkind introducono alla stagione più nota dell'arte francese, rappresentata da Degas, Monet e Sisley. Il percorso prosegue con alcuni tra i più noti protagonisti della scena post-impressionista: Paul Cézanne, Van Gogh e Pierre Bonnard. Artisti chiamati ad annunciare la rivoluzione artistica di Pablo Picasso.
IL CUORE PULSANTE
L'ultima parte della mostra porta nel Novecento. Qui sono visibili alcune opere di due tra i maestri più amati del secolo: Henri Matisse e Pablo Picasso. Menzione a parte per il più grande italiano a Parigi Amedeo Modigliani, presente con un elegante disegno di Madame Van Muyden. Non mancano esponenti della seconda metà del secolo come gli inglesi Francis Bacon e Henry Moore e i due protagonisti assoluti della pop art americana Robert Lichtenstein e Andy Warhol, di cui si presenta il trittico su Joseph Beuys.
Chiude idealmente la mostra, la sezione che indaga l'arte sviluppata in Sudafrica nel Novecento che costituisce una vera e propria scoperta. In particolare si possono ammirare le opere di Maggie Laubser, una delle esponenti dell'espressionismo sudafricano, di George Pemba e di altri pittori dai forti interessi per il sociale che raccontano le tradizioni del Paese, ma anche la vita urbana e la realtà dell'apartheid.
ARTISTI SUDAFRICANI
«Ci sono stati numerosi pittori sudafricani della seconda metà del Novecento evidenzia la curatrice -, che hanno studiato, dunque si sono formati, in Europa e che raccontano la loro società, quella dell'apartheid, con un linguaggio che noi conosciamo». L'apice di questa sezione, grande novità della mostra di Conegliano, è rappresentata da tre opere di William Kentridge, il più grande artista sudafricano vivente, che portano il percorso espositivo al Sudafrica di oggi, che non è solo terra di bellissimi paesaggi e di una storia difficile, ma anche di una florida produzione artistica propria.
Elisa Giraud
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci