LA CONFESSIONE
I sogni sono diventati un libro e dal libro ha preso forma uno

Domenica 19 Gennaio 2020
LA CONFESSIONE I sogni sono diventati un libro e dal libro ha preso forma uno
LA CONFESSIONE
I sogni sono diventati un libro e dal libro ha preso forma uno spettacolo teatrale. Daniel Pennac rende omaggio a Federico Fellini con il suo ultimo romanzo La legge del sognatore (Feltrinelli), portandolo in scena nel centenario della nascita del poeta del cinema, da cui ha mutuato l'abitudine ad annotare al mattino le esperienze oniriche della notte.
«L'ultima dopo aver letto un romanzo del giapponese Akira Mizubayashi che parla di un violino. Nel sogno non mi stupiva affatto che il piccolo violino parlasse con la voce di Akira, ma che quella voce fosse il suono di un violoncello. Una delle funzioni del sogno è proprio la sorpresa», ricorda lo scrittore francese, 75 anni, gustandosi ancora la sensazione di stupore che permea la catena di sogni al centro del suo ultimo libro, confusa fra finzione e realtà.
Ne ha fatti di indimenticabili che dopo un po' non tornano più. Come quello ambientato «nella mia casa perfetta, dopo cui impiegavo giorni a capire che in realtà non esisteva». Ma anche incubi. «Da giovane, lasciato per la prima volta, sognavo di incontrare quella ragazza in metropolitana, ci correvamo incontro e pensavo Allora mi ama ancora. Ma al momento di abbracciarsi, mi passava attraverso saltando su un vagone con la mia famiglia. Tremendo».
L'OMAGGIO
«L'attitudine a sognare è legata all'intensità dei desideri provati nel corso della giornata, invecchiando sono meno intensi. Non riuscire più a ricordare i sogni ferì molto Fellini», spiega Pennac, che a vent'anni fu «meravigliato e poi sconvolto» dalle pellicole del regista, ma non ha mai pensato di cimentarsi a sua volta con un film. «La cinepresa cattura un mondo che ha senso dentro l'inquadratura e lo perde spostandosi anche solo di un centimetro. Io sono un contastorie».
«È una costante, più si aggrava la crisi economica e più certi istinti si esprimono attraverso personalità politiche di estrema destra, nazionaliste», spiega Pennac: «È un elemento costitutivo della storia dell'umanità, non passa di moda. È all'origine del martirio di Gesù, dell'antisemitismo, del sessismo... L'antidoto è la curiosità: il capro espiatorio funziona perché non ci interessiamo agli altri, è il gruppo che si richiude su se stesso e si costituisce a partire dall'esclusione di un diverso».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci