E Mazzacurati sbottò: «Orsoni ingrato»

Giovedì 3 Luglio 2014
Mazzacurati finanzò la campagna elettorale per l'elezione di Giorgio Orsoni a sindaco di Venezia e si aspettava da lui riconoscenza.
Lo ha raccontato il manager romano della società Condotte, Stefano Tomarelli, nel corso del lungo interrogatorio sostenuto lo scorso 25 giugno davanti ai sostituti procuratore Paola Tonini, Stefano Buccini e Stefano Ancilotto. Il verbale con le sue dichiarazioni sono state depositate ieri mattina al Tribunale del riesame e, tra le 95 pagine di cui è composto - numerose delle quali coperte da omissis - ce n'è anche una dedicata al sindaco di Venezia. Tomarelli riferisce ai pm lagunari ciò che gli raccontò Mazzacurati nel periodo in cui era scoppiato un feroce scontro tra amministrazione comunale e Consorzio Venezia Nuova in relazione all'utilizzo di alcuni spazi all'interno dell'Arsenale (tra fine 2012 e inizio 2013); spazi che Mazzacurati voleva in concessione e che, al contrario, il sindaco volle per la città: «Di Orsoni mi disse che era un ingrato, che lui l'aveva aiutato a farlo eleggere sindaco, dandogli i soldi, insomma». Ingrato perché? gli chiede il difensore, l'avvocato Pisani: «Perché praticamente lui l'aveva fatto eleggere sindaco. Bella domanda... dando sol.. non lo so, però qui lui aveva un grosso risentimento verso Orsoni».
La versione di Tomarelli, seppure di seconda mano, costituisce per il magistrati della Procura l'ennesima conferma dell'attendibilità della confessione di Mazzacurati, il quale ha raccontato di aver consegnato personalmente a Orsoni una cifra tra i 450 e i 500mila euro per finanziare la sua campagna elettorale. Il sindaco dimissionario nega di aver mai ricevuto personalmente quei soldi, ma nel corso dell'interrogatorio sostenuto davanti ai pm ha ammesso di essersi rivolto a Mazzacurati per chiedere un finanziamento. Orsoni ha poi dichiarato che a suo avviso i soldi arrivarono (all'epoca credeva fossero leciti) in quanto tutte le spese a rischio della campagna elettorale furono poi pagate. Ai magistrati ha ammesso di aver percepito l'inopportunità di farsi finanziare dal soggetto che stava realizzando l'opera pubblica più importante in città (la legge peraltro vieta a soggetto come il Cvn, destinatari di contributi statali, di finanziare i partiti), ma si è giustificato spiegando di aver dovuto cedere alle pressioni del Pd. In caso contrario avrebbe dovuto tirare fuori di tasca propria i soldi necessari. Lo stesso Orsoni ha dichiarato che Mazzacurati ce l'aveva con lui per la vicenda dell'Arsenale e che per questo motivo ha raccontato di avergli versato personalmente i soldi. Cosa che il sindaco continua a negare sia mai avvenuta, pur ammettendo che Mazzacurati andava spesso a casa sua e più di una volta lasciò buste con documenti: erano amici e si rivolgeva al suo studio di avvocato per varie pratiche.
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