Alpi Giulie e il Po riserve dell'Unesco

Giovedì 20 Giugno 2019
Il Consiglio internazionale del Programma Mab (Man and Biosphere) dell'Unesco ha proclamato due nuovi siti italiani riserve mondiali Unesco: la riserva «Po Grande» fra Emilia Romagna, Lombardia e Veneto (nella foto), e le Alpi Giulie, in Friuli Venezia Giulia. Lo rende noto il Ministero dell'Ambiente con un comunicato.
L'area mediana del Po è stata perimetrata grazie a un'alleanza tra 85 Comuni, 3 Regioni (Emilia Romagna, Lombardia e Veneto) e 8 Province (Lodi, Piacenza, Cremona, Parma, Reggio Emilia, Mantova, Rovigo e Pavia), che hanno condiviso gli obiettivi del programma Mab basati sulla conservazione, lo sviluppo sostenibile e l'educazione. L'Unesco ha riconosciuto il rilievo di questo nuovo progetto di gestione integrata dell'acqua che si connette ai due già esistenti: Delta del Po e Collina Po.
Per quanto riguarda le Alpi Giulie, il comitato Unesco ha messo in luce la sua specificità: una collocazione territoriale all'incrocio di tre zone biogeografiche e aree culturali, che ha prodotto una ricchissima biodiversità, e il mantenimento di tradizioni popolari, su cui la riserva intende fondare i propri percorsi di sviluppo sostenibile, anche in una logica transfrontaliera con la confinante e omonima riserva slovena.
«Da oggi - ha commentato dalla sede Unesco Meuccio Berselli, segretario generale del Distretto Po - i territori che abbiamo messo in rete hanno uno strumento di straordinario valore per migliorare il loro ambiente e renderlo attrattivo in forma collettiva a beneficio comune sia di chi abita questi luoghi suggestivi sia per le migliaia di turisti e interessati che fino ad ora hanno vissuto habitat, paesaggio e ricchezze culturali e produttive in modo disomogeneo».
Il riconoscimento, sottolinea Legambiente, per la terza volta interessa un tratto del grande fiume, dopo la zona del Delta e l'area delle colline torinesi, anche queste comprese nella rete Unesco. «Il lavoro sul MaB - afferma Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - è innanzitutto uno sforzo per provare a garantire uno sguardo unitario e politiche comuni ad un ecosistema, quello del Po, che ha caratteristiche omogenee, ma che è sempre stato trattato in modo frammentario, a causa delle divisioni amministrative».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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