Al Goldoni, Pif racconta la felicità

Lunedì 25 Marzo 2019
TEATRO
«I momenti di trascurabile felicità sono quelli che accadono a tutti, ma il colpo di genio è stato fissarli in una cornice che li renda comprensibili, riconoscibili. A poche settimane dall'uscita del film di Daniele Lucchetti ispirato al bestseller di Francesco Piccolo Momenti di trascurabile felicità (2010), Pif, che è pure protagonista di quella pellicola, racconta il libro che arriva ora anche in palcoscenico. In scena l'autore Francesco Piccolo dialoga con il protagonista Pif (al secolo Francesco Diliberto) con il quale sta condividendo il progetto che parte dal 2015. Lo spettacolo sarà dopodomani al Teatro Goldoni di Venezia.
«Sono stato coinvolto nel progetto del film mentre Piccolo e Lucchetti stavano lavorando alla sceneggiatura - racconta Pif - Mi hanno proposto il ruolo del protagonista. In realtà di solito faccio cose che scrivo e che penso io, ma in questo caso non ho fatto fatica. Mi son trovato così in sintonia con Francesco che mi sembra quasi di averle scritte io. Anche quando lo leggiamo a teatro non mi sembra una cosa estranea».
L'ACQUA CALDA
Una sintonia che Pif attribuisce alla scoperta dell'acqua calda da parte di Piccolo. «Ha dato parole a una cosa che succede a tutti e in fin dei conti ha reso popolare, in senso bello, un tema fondamentale nei secoli come la ricerca della felicità». In questo caso poi il confronto tra libro e film non esiste, perché il primo non ha una trama e forse nel secondo è stato aggiunto un lato malinconico che non c'era - conclude Pif - Io vivo i momenti teatrali e il cinema come due esperienze diverse. E sono curioso di vedere come reagisce il pubblico. Una cosa mi ha colpito: è capitato che usciti dal film alcuni spettatori abbiano chiamato il figlio per portarlo a cena o il padre per esprimere un affetto spesso dato per scontato. Allora un lavoro che provoca questa reazione per me è interessante». Nei suoi libri Francesco Piccolo ha dato vita ad un catalogo di eventi trascurabili, che generano felicità o infelicità minime. «Abbiamo deciso di portarlo a teatro perché il racconto dalla mia voce funziona molto - spiega l'autore - Pif ha arricchito l'esperienza, mescolando racconti e dialoghi». Se la reazione più comune è l'identificazione in quei momenti descritti da Piccolo, in teatro la platea viene pure coinvolta e Pif si appella al pubblico e chi vuole può raccontare se stesso». E poco importa se l'autore li abbia davvero vissuti: «per uno scrittore è assolutamente indifferente - chiosa Piccolo - Che arrivi dalla propria esperienza o dall'immaginazione, il contenuto è indipendente. Io non li ho nemmeno concepiti come libri, ho semplicemente iniziato ad appuntarmi momenti che potevano esser accaduti a me o che hanno a che fare con il mio sguardo, il mio modo di percepire le cose e le relazioni. Poi per il film il lavoro di sceneggiatura ne ha tratto un altro linguaggio».
Giambattista Marchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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