L'artista torinese Marisa Merz, unica donna esponente del movimento dell'Arte Povera, protagonista di fama mondiale della scena artistica delle neo avanguardie, è morta sabato sera a Torino all'età di 93 anni. Ha introdotto nel linguaggio della scultura contemporanea tecniche tradizionalmente considerate artigianali o appannaggio del lavoro femminile, sovvertendone però la destinazione e attribuendo alle procedure e ai materiali di volta in volta adottati piena dignità artistica. Nata nel capoluogo piemontese nel 1926, nel 1950 incontrò e sposò l'artista Mario Merz (1925-2003), caposcuola della corrente dell'Arte Povera. Nel 2013 Marisa Merz è stata insignita del Leone d'oro alla carriera della Biennale di Venezia. Le sue opere, a partire dalla metà degli anni 60, sono state esposte in numerose mostre personali e collettive in Italia, in Europa e negli Usa. Nel 2017 il Metropolitan Museum di New York le ha dedicato la mostra retrospettiva «The sky is a great space». L'opera di Marisa Merz è stata oggetto in anni recenti di mostre personali al Museo Madre di Napoli, allo Stedelijk Museum di Amsterdam e al Centre Georges Pompidou di Parigi. L'artista ha esposto le proprie opere in occasione di importanti collettive e per cinque volta ha partecipato alla Biennale di Venezia. Cordoglio e ricordo per la morte di Marisa Merz viene espresso dal presidente Paolo Baratta, a nome proprio e della Biennale di Venezia. «Marisa Merz - dice Baratta - figura importante dell'arte contemporanea mondiale, che fu presente fin dal 1976 e poi per altre cinque volte alla Biennale Arte, e alla quale assegnammo il Leone d'oro alla carriera nel 2013. A lei va il nostro affettuoso ricordo, anche personale, e tutta la nostra gratitudine».
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