Sgarbi: «No alle scuole a Villa Emo»

Venerdì 8 Febbraio 2019
Sgarbi: «No alle scuole a Villa Emo»
IL NODO
C'è chi, come Vittorio Sgarbi, lo dice con i toni veementi (e nello specifico furenti) che lo contraddistinguono. Chi, come il presidente della Provincia Stefano Marcon, con quelli più diplomatici di un politico. Chi, come la dirigente scolastica dell'alberghiero Alessandra Fusaro, con l'ansia di chi si misura, quotidianamente, con centinaia e centinaia di studenti. Unico e unanime, comunque, il no all'idea lanciata ieri dall'assessore regionale Elena Donazzan di dare a Villa Emo una destinazione scolastica.
«Il progetto di una scuola a villa Emo? -esordisce Sgarbi- Dico no nella maniera più assoluta. Questi luoghi non possono subire orde di studenti ogni giorno. Sono fragili e bellissimi. Come follia pura mi sembra l'ipotesi di un supermercato».
LA RIFLESSIONE
Il critico, anche nella doppia veste di sindaco, oltre a deplorare l'ipotesi emersa ieri dalle parole dell'assessore Donazzan, fa una riflessione di carattere storico. «Per cosa sono nate queste ville? Per le villeggiature. Bisogna che questo rimanga il loro uso. E deve essere un uso privato, non pubblico. Per rispettare il destino di questi luoghi».
Bene dunque la cordata di imprenditori, purché selezionati e coesi, ma bene anche il facoltoso acquirente privato. «Il modello ideale, a mio modo di vedere, è quello di villa Condulmer. Lì un privato ha tutelato e salvato la villa, trovando un equilibrio commerciale assolutamente in linea con la storia del sito».
Sgarbi si dice favorevolmente impressionato dall'azione dell'amministrazione. «Il sindaco ha fatto benissimo a scendere in campo con una controproposta-suggerisce- però è evidente che la villa può sopravvivere solo con un uso commerciale. Che però sia soft, elitario. Il giusto equilibrio, per me, sarebbe quello di farne un relais chateau. Questa formula recupererebbe il senso delle villeggiature. I nobili nel passato sceglievano queste ville per le vacanze. Bisogna che la proposta del futuro della villa sia qualcosa che ha a che vedere con lo stare, e possibilmente lo star bene. Il mecenate straniero non è in contrapposizione con il fatto che la villa è un sito Unesco anzi, la struttura di villa Emo era proprio quella di essere legata ad un dominus, ad un padrone privato». Ma come la mettiamo con l'accesso al pubblico e con il fatto che villa Emo è ormai il cuore culturale di un territorio che per un decennio ne ha avuto libero accesso? «Da sindaco dialogherei con il credito cooperativo per trovare un equilibrio: il relais chateau non snatura la villa e consente anche la fruibilità ai visitatori. Si possono trovare soluzioni intermedie».
L'AMMINISTRATORE
E il presidente della provincia Stefano Marcon non si discosta molto da tale posizione. «Penso -dice- che quella della Donazzan sia più una boutade dettata dalla volontà di tenere a partecipazione pubblica un bene che da razionalità». Nella sostanza, infatti, «l'emotività dettata dalla passione per il bene pubblico ha probabilmente determinato uno svarione».
Secondo lui, del resto, la proposta scricchiola su due diversi piani. «Da un lato, gli spazi della villa ben poco si addicono a una vocazione scolastica. Dall'altro la regione non ha comunque competenza su tali temi», che sono, infatti, prerogativa della Provincia. Più articolato, ma sostanzialmente analogo, il ragionamento della dirigente dell'alberghiero Alessandra Fusaro. «A villa Dolfin, sede centrale dell'Alberghiero- ho l'esperienza diretta di cosa significhi collocare una scuola in una villa veneta e quando ho letto la proposta mi è venuta l'ansia. Da noi gli studenti non possono accedere a vari locali, perché ci sono problemi di solai e quindi gli accessi devono essere limitati. Di conseguenza mi sono trovata costretta a sfrattare le classi e metterle nella barchessa. Per questo non mi sembra proprio che villa Emo possa accogliere una scuola. Ci vedrei piuttosto un bed & breakfast o degli eventi con catering curato dagli indirizzi turistici, ma una scuola proprio no. Per quanto riguarda invece la collocazione decentrata, nella campagna di Fanzolo, questa non rappresenterebbe per forza di cose un problema. Tutto dipende dai trasporti. I problemi sono, invece, di carattere strutturale».
L.Bon - E.F.
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