Omicidio Vaj: «Tutto pianificato»

Giovedì 15 Aprile 2021
Omicidio Vaj: «Tutto pianificato»
VITTORIO VENETO
Tre polizze assicurative dell'importo di quasi mezzo milione tutte intestate, come beneficiario, a Patrizia Armellin, che con Angelica Cormaci quel delitto, avvenuto nella casa di via Cal dei Romani a Vittorio Veneto, lo avrebbe pianificato. La conferma della tesi della Procura starebbe nelle chat che le due donne si scambiavano, sia attraverso il telefono che nell'ambiente virtuale SecondLife, tutto materiale acquisito dall'accusa secondo cui in quello che emerge dalle apparecchiature elettroniche della 54enne e della 28enne c'è la prova regina che l'omicidio fu premeditato. È questo quanto emerso nel corso della prima udienza del processo, apertosi ieri mattina in Corte d'Assise a Treviso, per l'uccisione di Paolo Vaj, il 56enne che la notte tra il 18 e il 19 luglio del 2019 venne assassinato dopo essere stato tramortito dalla grande quantità di alcolici che forse era stato indotto ad assumere. Patrizia Armellin e Angelica Cormaci devono rispondere di omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione, dalla minorata difesa della vittima, dalla convivenza e dal fatto di aver agito di notte. Secondo il pubblico ministero Davide Romanelli Vaj venne prima picchiato nella camera matrimoniale della casa che divideva con la Patrizia e Angelica, poi fu portato nella cameretta piccola dove, una volta steso sul letto, le due gli si misero sopra, all'altezza dello sterno, provocandogli una asfissia per schiacciamento toracico.
LE ECCEZIONI DELLA DIFESA
Gli avvocati Marina Manfredi e Stefania Giribaldi, difensori delle due imputate che erano entrambe presenti in aula, hanno tentato il blitz che poteva fare saltare il processo così come costruito dal pm, riproponendo preliminarmente le stesse eccezioni già sollevate davanti al gup Marco Biagetti: la non partecipazione dei due legali alle operazioni del Ris di Parma dentro alla casa in cui si sarebbe consumato l'omicidio, il sequestro non convalidato di materiale ritenuto interessante dagli investigatori, la concessione dell'incidente probatorio sulle ecchimosi che Patrizia Armellin presentava alle braccia subito dopo i fatti e arrivata con quattro mesi di ritardo ma soprattutto la mancata partecipazione alle operazioni che hanno permesso al consulente della procura di estrarre il materiale dai supporti informatici, quattro telefonini (di cui solo uno esaminato perché gli altri erano protetti dal codice pin) e gli hard disk. Tutte respinte.
LE CONVERSAZIONI
Dentro a quei supporti elettronici per Romanelli c'è il cuore dell'intero processo, ovvero le conversazioni in cui Patrizia Armellin e Angelica Cormaci parlano esplicitamente (ma per i loro avvocati sarebbero solo delle frasi ipotetiche) della morte del 56enne Vaj.  «La deve smettere, altrimenti io lo voglio morto», scrive la più giovane alla sua mamy, come era solita chiamarla da quando si era trasferita a vivere a Vittorio Veneto. La chat, che risale a qualche giorno prima dell'omicidio, sarebbe solo una delle prove della forte tensione che si respirava nella casa, in cui i litigi con Vaj, che era solito alzare il gomito, sarebbero stati all'ordine del giorno. Ma rilevanti sono anche le conversazioni, registrate nella cronologia ritrovata nei dischi fissi, relativa ai dialoghi che le due amiche ingaggiavano su SecondLife, in cui giocavano, insieme alla vittima, interpretando il ruolo dell' imperatore, della principessa e della figlia della coppia. Virtuale e reale si sarebbero insomma mescolati in un intreccio mortale che, per gli avvocati difensori, è però il segnale che qualche cosa, nella mente di Patrizia e Angelica, non funzionava. Secondo la Manfredi e la Giribaldi infatti la prima soffrirebbe di disturbi psicotici gravi, la seconda sarebbe invece alla prese con una spiccata bipolarità. Ma per il perito del tribunale che ne ha esaminato il loro stato mentale Patrizia Armellin e Angelica Cormaci sono sì affette da disturbo borderline medio grave, da disturbi patologici e pregressi della personalità ma le rispettive condizioni mentali non hanno inficiato nella loro capacità di intendere e di volere al momento di uccidere. Il processo è stato aggiornato al 1 giugno per l'inizio della vera fase dibattimentale.
Denis Barea
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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