LA PERIZIA
VITTORIO VENETO I primi elementi che emergono dall'autopsia non risolvono

Giovedì 24 Ottobre 2019
LA PERIZIA
VITTORIO VENETO I primi elementi che emergono dall'autopsia non risolvono il giallo sulla morte di Renato Fava. L'esame autoptico disposto la pubblico ministero Gabriella Cama - lo stesso magistrato che ha ordinato la riesumazione della salma - effettuato ieri mattina dal medico patologo Alberto Furlanetto confermano soltanto che sulla testa dell'uomo, morto il 23 settembre scorso dopo cinque giorni di ricovero nell'ospedale di Conegliano, sono presenti in effetti segni di lesioni. Si tratta di evidenti tumefazioni ed ecchimosi a livello della nuca, della fronte e della tempia sinistra. Non sono invece state trovate lesioni al setto nasale, che però presentava i segni di una frattura molto antecedente alla data del decesso.
Impossibile al momento dire se quelli evidenziati nel corso dell'autopsia siano i segni di una caduta o il risultato di percosse a seguito di una presunta aggressione. Difficile anche stabilire il nesso causale tra le lesioni che hanno lasciato quei segni sulla testa del 62enne e l'emorragia cerebrale che ha provocato il decesso. Di più si tra 60 giorni, quando sul tavolo del pm arriverà la relazione completa del post mortem.
«Non conoscevo il caso di Fava - ha spiegato ieri il sindaco di Vittorio Veneto Antonio Miatto - mi è stato riferito che era una persona che purtroppo viveva in una condizione di forte marginalità sociale ed esistenziale. Domani (oggi per chi legge, n.d.r.) cercherò di saperne di più con i responsabili dei servizi sociali. Il Comune di Vittorio Veneto ha numerosi progetti rivolti al sostegno delle persone in difficoltà e soprattutto di chi, per una ragione o per l'altra, vive al limite del vagabondaggio. I casi che conosciamo riguardano persone di tutte le età, in molti casi con problemi di dipendenza dall'alcol o dalla droga, che vengono prese in carico per avviare dei percorsi di recupero. Ma è possibile che Fava sia passato attraverso le maglie dei nostri servizi sociali per una sua scelta, magari perché nella condizione in cui si trovava non si sentiva di voler essere aiutato». «Restiamo in attesa dell'esito finale dell'autopsia - ha concluso il primo cittadino vittoriese - in questo momento mi sento di restare ai fatti e non aprire ragionamenti su mere congetture, come potrebbe essere quella di una aggressione».
Denis Barea
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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