L'ALLENATORE
TREVISO (zan) L'ossessione per la vittoria. A Treviso Basket, in

Mercoledì 19 Giugno 2019
L'ALLENATORE TREVISO (zan) L'ossessione per la vittoria. A Treviso Basket, in
L'ALLENATORE
TREVISO (zan) L'ossessione per la vittoria. A Treviso Basket, in questi ultimi anni, era sempre mancato quell'ultimo colpo di pedale per spingere la propria ruota davanti a tutti sul traguardo (il diretto interessato apprezzerà la metafora ciclistica). Quel qualcosa in più l'ha portato coach Max Menetti. «Sono arrivato qui a Treviso avendo un'idea dall'esterno, che poi si è rivelata molto migliore. Primo la società: un'organizzazione pazzesca e io certo non venivo da una di basso livello. Secondo la città: trasuda basket da tutti i pori e l'ha dimostrato ancor più in questa finale. Terzo, una grande tifoseria: anche in queste partite ha dato un esempio di calore e sportività». Su questa già eccellente base il tecnico reggiano ha innestato il suo credo cestistico (e non solo): «Ho cercato di portare i concetti di identità, mentalità e soprattutto l'ossessione della vittoria. Ho cercato di trasmetterla a tutti. Era quello di cui aveva bisogno l'ambiente. So di essere stato tosto alle volte: ma non era semplice passarla allo staff e a un gruppo di giocatori quasi completamente nuovo, tanto è vero che lunedì in campo c'era un solo giocatore della scorsa stagione, Matteo Imbrò (un altro confermato, Eric Lombardi ha visto le finali da casa, per il noto infortunio al tendine d'Achille, ndr) e poi farla arrivare a tutte le persone che ci circondavamo. La soddisfazione più grande è proprio essere riuscito a trasmettere nella maniera giusta questa bellissima ossessione, che ora si è trasformata in felicità».
LA CHIAVE
Questa fortissima convinzione, ribadisce il coach, è stata la chiave anche delle due finali scudetto disputate alla guida di Reggio Emilia: «Facevamo paura per la voglia di prendere le vittorie. E questa naturalmente sarà la base da cui ripartire, anche se chiedo a tutti per una settimana di non pensare a chi arriverà o partirà. In questi giorni i ragazzi meritano semplicemente di essere i nostri eroi, poi penseremo al futuro». Ironia della sorte, chi allora strappò il tricolore alla Reggiana di Menetti, oggi è uno dei maggiori artefici, con una prestazione monstre in gara 3, della promozione della sua Tvb. Ossia David Logan: «Lo sport, alla fine pareggia i conti. L'ho detto a David, ma credo anche che il fatto che lui sia venuto qui sia un po' figlio di quella incredibile finale: penso abbia percepito anche lui, da vincente, quella nostra ossessione per la vittoria. L'abbiamo preso per giocare partite come gara 3».
IL GRUPPO
L'allenatore ribadisce ancora una volta la crescita del gruppo non corso della stagione: «Alla decima o undicesima giornata io per primo avevo capito che inseguire la promozione diretta sarebbe stato un suicidio. Io ho rassicurato che non volevo nessuno se non un giocatore che poteva cambiarci la stagione: questo ha fatto crescere il gruppo in consapevolezza e motivazioni. Poi è nata la grande occasione di prendere un campione. Da lì abbiamo iniziato a preparare i playoff. È stato un percorso perfetto». Emblema di questa Tvb è senza dubbio proprio Matteo Imbrò. Investito dei gradi di capitano a stagione in corso, li ha onorati fino in fondo («È innanzitutto una persona per bene» sottolinea il presidente Paolo Vazzoler). Ora ammette di non rendersi ancora bene conto dell'impresa: «All'inizio della stagione il mio obiettivo era quello di vincere qualcosa. L'ho trasmesso ai miei compagni, siamo riusciti ad alzare due trofei, l'ho alzati da capitano: sono felicissimo». Come tutta Treviso.
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