«Ecco perchè io, dottore, ho vaccinato mio figlio 15enne»

Sabato 13 Novembre 2021
«Ecco perchè io, dottore, ho vaccinato mio figlio 15enne»
L'INTERVISTA
TREVISO «Ho pensato a lungo se vaccinare mio figlio di 15 anni contro il coronavirus. Ma poi i numeri mi hanno portato alla convinzione che il suo rischio di sviluppare una miocardite era molto inferiore ai rischi collegati a un'eventuale contagio. E così ha fatto il vaccino non appena possibile». Carlo Cernetti, 54 anni, direttore delle unità di Cardiologia degli ospedali di Treviso, Castelfranco e Montebelluna, offre uno spaccato di vita familiare per sottolineare che è fondamentale vaccinare anche i più giovani contro il Covid.
Dottor Cernetti, com'è nata questa convinzione?
«Studiando i lavori che sono stati pubblicati. Attenzione, solo quelli che hanno un riconoscimento metodologico. Che poi è la differenza tra scienza e discorsi da bar».
Sa che ci sono medici di famiglia, come Riccardo Szumski, che su Facebook evidenziano casi di persone vaccinate che hanno sviluppato miocardite?
«Se si parla perché si ha visto un caso, si fa un'affermazione stupida, fine a se stessa. I medici devono dare informazioni legate alla visione complessiva dei numeri. Purtroppo siamo in un mondo in cui tutti parlano. Sono sconsolato. Ai miei pazienti dico sempre che non ho competenze dirette di immunologia, ma mi fido dei colleghi che si occupano di immunologia, malattie infettive e prevenzione. Se loro avessero un infarto, dopotutto, non andrebbero a studiarsi come si fa l'angioplastica, ma verrebbero da me. Altrimenti sarebbe come se i passeggeri che salgono a bordo di un aereo chiedessero il manuale di istruzioni del Boeing. Cosa potrebbero capirci? La cosa mi lascia esterrefatto».
Ha citato i numeri. Possiamo ricordare cosa dicono?
«Uno studio condotto negli Usa su 9.300 atleti, tra i quali 2.600 colpiti dal Covid, ha evidenziato che 1.597 di quelli contagiati avevano avuto una miocardite. Vuol dire che chi prende il coronavirus corre un rischio pari a 23mila casi per milione. Mentre le ricerche fatte tra Usa e Israele mostrano una media di circa 12 casi su un milione dopo il vaccino. La sproporzione è enorme». Cosa pensa delle manifestazioni di No-Vax, Free-Vax e No-Pass?
«Penso che molti siano guidati da colleghi che sfruttano la loro posizione di medico scavando nelle paure dei pazienti. Poi ci sono le informazioni prese da internet. Il vero problema non è leggere una notizia, ma studiare la fonte. Molti di quelli in piazza hanno paura. Un trattamento medico porta sempre con se un'emotività. Per questo servono persone con strumenti adeguati, i medici, che lo spieghino».
Nei suoi reparti ci sono state sospensioni di personale che non si è vaccinato?
«Nel dipartimento neuro-cardio-vascolare, che comprende cardiologia, cardiochirurgia, chirurgia vascolare e neurochirurgia, per fortuna abbiamo avuto pochissime defezioni. Sono praticamente tutti vaccinati. E ci mancherebbe altro, aggiungerei. Adesso molti si stanno facendo la terza dose. Io stesso mi sono già prenotato».
M.Fav
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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