«Da dieci anni senza la nostra Iole»

Martedì 12 Dicembre 2017
«Da dieci anni senza la nostra Iole»
CASTELFRANCO
«Mi sto preparando a quando l'assassino di mia sorella uscirà dal carcere». A dieci anni dal rapimento di Iole Tassitani da parte del bassanese Michele Fusaro, la sorella Luisa e l'intera famiglia Tassitani hanno perso la fiducia nella giustizia: «Nei primi anni dopo l'uccisione di mia sorella abbiamo tentato di ottenere giustizia, con una raccolta firme per l'abolizione del rito abbreviato nei casi di omicidio efferato, con coscienza e premeditazione, ma le carte, dopo tanti anni, sono ancora lì, ferme», spiega amareggiata Luisa.
L'ASSASSINO
Lui, il falegname di Bassano che Luisa non nomina mai per cercare di annullarlo nella sua mente, è rinchiuso nel carcere Due Palazzi di Padova, dove, avendo scelto il rito abbreviato, è stato condannato a 30 anni. Ma il condizionale è d'obbligo. «Se gli anni di carcere fossero davvero trenta, probabilmente andrebbe bene. Invece, con i meccanismi premiali della pena, potrebbe uscire nel 2023, facendo dei calcoli che tutti gli avvocati conoscono», spiega Luisa. «Ogni volta che incontro il legale di famiglia, l'avvocato e amico Roberto Quintavalle, prima ancora di chiedergli come sta gli chiedo se deve prima comunicarmi qualcosa», continua la sorella di Iole, che stasera alle 18.30 sarà ricordata come tutti gli anni con una messa nella cappella della Pieve in ricordo dei defunti. «Abbiamo sempre scelto di affrontare il dolore in modo privato, ci saremo noi familiari, alcuni amici di Iole e poi altre famiglie che vorranno ricordare i loro cari scomparsi in questa messa», spiega Luisa. «Sono passati 10 anni, ma il dolore è rimasto intatto. Io e mia sorella riusciamo a distrarci lavorando, per i miei genitori invece, è ancora più difficile allontanare il pensiero dal dolore e dall'ingiustizia che abbiamo subito».
IL DELITTO
Intanto, Fusaro, che dieci anni fa ha rapito la 42enne Iole, l'ha uccisa in modo efferato, sezionando poi il corpo senza vita in 30 parti, in carcere si è diplomato ragionerie, e ha addirittura iniziato il percorso universitario per diventare consulente del lavoro. «Paradossalmente, dopo aver ucciso una persona, le sue condizioni di vita stanno migliorando», spiega Luisa. «Fuori dal carcere non voglio neanche sapere che lavoro facesse, ma non studiava, poi ho saputo che si è diplomato e sta studiando per laurearsi, sembra incredibile, pensando a tutti giovani che faticano per trovare lavoro e alle famiglie che fanno sacrifici per far studiare i propri figli, ma la giustizia va all'incontrario. Dov'è la pena? ».
LA RABBIA
La famiglia Tassitani ha un certezza: «Non è stata fatta giustizia. Abbiamo scelto di ricordare mia sorella con una cerimonia riservata, non so però come reagiremo quando sapremo che avrà ottenuto altri premi. L'indignazione resta. Abbiamo provato a ribellarci al sistema, a malincuore devo dire che credo di più nel sistema di giustizia americano. Non serve fare rumore, ci abbiamo già provato. Tra qualche anno potrebbe anche ottenere qualche permesso per uscire già dal carcere», spiega Luisa. E ammette: «Ovviamente spero che accada il più tardi possibile, non so come reagiremo quando ci sarà comunicato che è stato ancora avvantaggiato, vorrei saperlo prima, forse in quel caso non potremmo stare fermi. Ma ora non riesco a pensarci».
Maria Chiara Pellizzari
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