Zes, l'appello della Cgil «Più azione di squadra»

Mercoledì 19 Giugno 2019
ECONOMIA
ROVIGO Un assist per la realizzazione di una Zona economica speciale, in acronimo Zes, aree che scontano ritardi o criticità nello sviluppo e che attraverso incentivi, agevolazioni fiscali e deroghe normative possono divenire attrattive per investimenti nazionali e internazionali, arriva dalla Toscana e, più precisamente, da Livorno e Piombino, area di crisi complessa per la quale è stata avanzata lunedì dal presidente della Regione Enrico Rossi una richiesta analoga a quella presentata per Porto Marghera e parte del Polesine. Il ministro per il Sud Barbara Lezzi ha aperto a questa possibilità, parlando di «rispondere a tutte le zone che hanno aree di crisi complessa del Centro-Nord, individuando anche le apposite risorse».
Le Zes, in Italia, infatti, attualmente sono previste solo per il Meridione. Sul tema interviene anche il segretario generale della Cgil di Rovigo Pieralberto Colombo, sostanzialmente con un invito a superare campanilismi e piccoli muri anche a livello locale: «Come Cgil ci sentiamo di segnalare, con spirito costruttivo, che condivisione e unità di intenti si manifestano più in convegni o dibattiti pubblici che nella pratica: l'impressione è che poi i vari attori finiscano per muoversi in ordine sparso, ognuno per proprio conto, senza fare davvero sistema. Si crei, dunque, un tavolo o una cabina di regia, eventualmente in Prefettura o in Provincia, che ci consenta di presentarci uniti e con un'azione unica come attori sociali locali nel cogliere l'opportunità della Zes».
L'APPELLO
Secondo il segretario polesano della Cgil, infatti, «questo darebbe non solo più forza all'azione di tutto il Polesine ma consentirebbe anche di condividere e poi concretizzare l'idea di sviluppo che abbiamo nel medio-lungo periodo per il nostro territorio. Di riempire cioè di contenuti l'opportunità offerta oggi dalla Zes e domani magari da qualcosa d'altro, come l'idea del Consvipo di ragionare su una legge speciale per il Polesine». Il punto, infatti, non è solo il mezzo, ma anche il fine: «Sviluppo e relativi insediamenti devono avere un occhio attento al rispetto dell'ambiente, tema ineludibile e di drammatica attualità, devono produrre quella che definiamo buona occupazione: non occupazione precaria mordi e fuggi, né la concorrenza basata sulla compressione dei diritti e del salario delle persone, ma stabile e in virtuosa sinergia anche con il sistema di istruzione e formazione locale».
F.Cam.
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