Omicidio, roulotte al setaccio

Martedì 9 Febbraio 2021
Omicidio, roulotte al setaccio
IL DELITTO
ROVIGO Hanno scelto di rimanere in silenzio. Almeno per il momento. Tuttavia, se non sembra essere una sorpresa la duplice convalida del fermo del 17enne e di quello della 26enne fidanzata, Annalisa Guarnieri, accusati di omicidio in concorso del 45enne giostraio Edis Cavazza, né che i rispettivi giudici per le indagini preliminari abbiano disposto che restino in carcere, qualcosa sembra non essere ancora granitico nell'accusa.
IL SOPRALLUOGO
Ieri mattina, infatti, gli uomini della Squadra mobile e della Scientifica sono tornati al campo della famiglia Cavazza a Sant'Apollinare per un sopralluogo fra le roulotte, in particolare in quella più grande delle quattro, alla quale erano stati apposti i sigilli, che sarebbe stato teatro del deflagrare del litigio conclusosi poi in tragedia. Un'ispezione abbastanza rapida, come se sapessero dove e cosa cercare. Probabilmente, alcuni riscontri oggettivi ad elementi che sono emersi con la raccolta delle varie testimonianze, da quella di Consuelo Garbin, moglie del morto nonché madre del 17enne accusato di averlo ucciso, a quella degli altri figli, esclusa la più piccola, di appena tre anni, che hanno assistito al litigio e che, secondo quanto formulato nella prima ricostruzione sarebbero stati invitati a non muoversi sotto la minaccia di un machete brandito dalla Guarnieri, che si era trasferita a vivere con loro da circa un mese, mentre il 17enne inseguiva il padre con un secondo machete. Uccidendolo con un fendente che ha raggiunto il 45enne alla clavicola sinistra, facendolo crollare a terra a poche decine di metri dal proprio terreno, sembra in un tentativo di fuga verso le case dei vicini, quasi a voler chiedere aiuto.
AZIONE PIANIFICATA
Secondo la prima formulazione accusatoria, si sarebbe trattato di un'azione pianificata dalla coppietta, tanto che viene loro contestata l'aggravante della premeditazione. Ma, probabilmente, il quadro non è ancora definito in tutti i suoi dettagli. Sul fatto che Edis Cavazza sia morto e che il figlio impugnasse il machete, che lo ha colpito letalmente, non ci sono molti dubbi. Ma, per esempio, la prospettiva può cambiare se a rincorrere fosse stato il padre e non il figlio. Sembra, fra l'altro, che i tagli fossero più d'uno, ma non provocati da colpi vibrati con forza. Perché con quell'arma, lunga oltre mezzo metro, un fendente violento può staccare di netto un braccio.
l'autopsia
Ecco, allora, che importante diventa anche l'autopsia che verrà eseguita domani dai due medici legali scelti dal pm Maria Giulia Rizzo, Lorenzo Marinelli e Omar Bonato, sulla salma del 45enne, per capire bene la natura della ferita e come la lama sia entrata nel suo corpo, uccidendolo. Non è chiaro fra l'altro se il ragazzo, quando si è allontanato, avesse realizzato o meno di aver ucciso il padre. Pur contestando fermamente l'ipotesi di una premeditazione dell'azione, i difensori dei due ragazzi, l'avvocato Alberto Zannier di Dolo per il 17enne detenuto nel carcere minorile di Treviso e ieri comparso in videoconferenza dinnanzi al giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i minori di Venezia, e l'avvocato Sandra Passadore di Adria per la 26enne reclusa nel carcere femminile di Verona e comparsa, sempre virtualmente, davanti al gip di Rovigo Raffaele Belvederi, hanno consigliato ai rispettivi assistiti di avvalersi della facoltà di non rispondere.
L'ARMA DEL DELITTO
Per il momento, fra l'altro, ancora non è stata ritrovata l'arma del delitto. Dei due machete usati quella sera, infatti, uno è stato trovato nella roulotte dove vivevano i due giovani, mentre l'altro i due l'avrebbero portato con sé nella loro fuga sulla Opel Zafira del morto, lanciandolo poi dall'argine del Canalbianco durante il loro girovagare fino a quando, circa tre ore dopo, non sono stati fermati in via Monti a Ceregnano, davanti a casa del padre di lei.
Francesco Campi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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