Occupazione, a luglio primi segnali di ripresa

Giovedì 13 Agosto 2020
OCCUPAZIONE
ROVIGO L'ultimo aggiornamento di Veneto Lavoro sull'impatto occupazionale dell'emergenza Covid vede bruciati in Polesine 1.164 posti di lavoro dipendente nel settore privato. Nel periodo gennaio-luglio di quest'anno, infatti, la differenza fra contratti terminati e nuovi contratti è in positivo per 4.050 unità, ma nello stesso periodo dello stesso anno era stata di 5.214. A prima vista un dato confortante, ma bisogna tenere conto dei correttivi, come quello del blocco dei licenziamenti, che hanno congelato molti posti, che appaiono però più che precari. Nei primi sette mesi del 2020, infatti, i contratti terminati sono stati 12.464, ben 1.369 in meno rispetto alle 13.833 cessazioni dello stesso periodo dello scorso anno. Oggettivamente, considerando la situazione congiunturale, un dato anomalo e spiegabile solo con le misure emergenziali.
NUOVI CONTRATTI
Quello che, invece, è puro è il dato, quello sì decisamente nero, del numero di nuovi contratti attivati: a luglio 2019 erano arrivati a 19.047, quest'anno si sono fermati a 16.514, ben 2.533 in meno. Resta comunque la situazione meno nera fra quella di tutte le province venete, con il saldo tra assunzioni e cessazioni per il periodo 23 febbraio-31 luglio pari a -222 a fronte del +53mila del 2019. Tutti posti di lavoro persi. Considerando solo il mese di luglio, tuttavia, il saldo occupazionale è stato positivo dappertutto e, in Polesine, addirittura di 523 posti di lavoro rispetto ai 298 dello stesso mese di un anno fa. Effetto anche del pieno avvio della stagione turistica.
TIMORI PER L'AUTUNNO
Ma l'autunno si avvicina. Nel cosiddetto Decreto agosto, sono state introdotte, prorogate o rifinanziate misure fondamentali per la ripresa economica, compresa l'estensione della cassa integrazione e del blocco dei licenziamenti fino a fine anno. «Risponde a molte delle richieste delle organizzazioni sindacali per il mantenimento dell'occupazione», sottolinea Francesca Pizzo (nella foto), segretaria organizzativa della Cisl Padova-Rovigo, con delega al mercato del lavoro, che non nasconde però come ci siano anche aspetti che non convincono. L'esempio è quello relativo alla «possibilità di prorogare i contratti a tempo determinato in scadenza, senza necessità di causale: diventava indispensabile in una fase di impulso post-emergenza, ma rischia di trasformarsi in un'inefficace forzatura nel contesto profondamente mutato dei prossimi mesi. Per molte piccole aziende polesane la flessibilità, se non utilizzata correttamente, rischia di creare più danni che vantaggi. È una realtà che in tutto il Veneto ha già subìto una profonda trasformazione dovuta alla chiusura di tante strutture turistiche e al blocco di altre attività, provocando nel primo trimestre di quest'anno una flessione del 20% nelle assunzioni a tempo determinato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sia per la componente stagionale che non stagionale».
CONTRATTI A TEMPO
Con il Decreto Dignità del 2018, la durata massima dei contratti a tempo determinato è fissata 12 mesi e può essere elevata a 25 mesi solo in presenza di precise condizioni. Altrimenti si trasforma obbligatoriamente in un contratto a tempo indeterminato. Le ultime disposizioni derogano a questa necessità di giustificare il rinnovo. Secondo Pizzo, «per permettere ai lavoratori di uscire da una costante precarietà è necessario puntare sulle politiche di rafforzamento delle competenze. A questo devono mirare le politiche attive che auspichiamo vengano rinnovate attraverso un aggiornamento degli strumenti assegnati all'Anpal e ai Centri per l'impiego, ormai vetusti. L'assegno per il lavoro e l'assegno di ricollocazione possono essere misure idonee a contrastare la disoccupazione solo se accompagnate dalla presa in carico della persona. Gli assegni per il lavoro rilasciati fino al 30 giugno in Polesine sono stati 2.104. Riteniamo che rispetto ad Anpal e ai Centri per l'impiego il ruolo delle agenzie per il lavoro, sul fronte delle politiche attive, dovrebbe essere integrativo, anche perché svolto privatamente».
Francesco Campi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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