Latitante chiede il permesso di soggiorno

Giovedì 27 Giugno 2019
IL CASO
ROVIGO Si è presentato in Questura con i documenti per presentare la richiesta di permesso di soggiorno. Pratiche che vengono evase a decine, ma questa volta qualcosa è subito apparso strano. E invece del permesso di soggiorno, per il 34enne marocchino è scattato l'arresto. Su di lui, infatti, era pendente un ordine di carcerazione definitivo per una pena di 2 anni e 13 giorni di reclusione, oltre che una multa di 15mila euro, emesso dalla Procura generale della Repubblica presso la Corte d'Appello di Trento nel 2016, nell'ambito di un procedimento che lo vedeva accusato di aver compiuto una violenza sessuale nel 2014.
Non è chiaro se Taoufik Tofy, che si è tranquillamente messo in coda agli sportelli dell'Ufficio immigrazione della Questura, fosse o meno consapevole della situazione. A non credere ai loro occhi sono stati gli operatori che hanno preso in carico la sua richiesta e hanno subito notato come il 34enne in questione fosse un latitante da tre anni. Mentre Tofy era in attesa, è partita la chiamata al numero interno della Squadra mobile, per spiegare la situazione paradossale che si era venuta a creare e venirne a capo.
Una volta terminati tutti gli accertamenti, per il 34enne è scattato l'arresto con l'accompagnamento in carcere. Un vicenda in parte analoga si era verificata nel 2016, quando ancora la Questura si trovava in via Donatoni. In quel caso il 30enne marocchino che si era presentato per richiedere il permesso di soggiorno, aveva provato a ingannare il personale fornendo un nome falso, ma le impronte digitali lo avevano incastrato: dai riscontri è emerso che l'uomo non era chi diceva di essere e che a suo nome, il vero nome, figurava un'espulsione emessa dal Questore di Prato nel 2015. Non solo, ma il suo passaporto, quello vero, annotava un suo ritorno in Marocco, motivo per cui, con la contestazione di reingresso illegale, era stato arrestato.
Francesco Campi
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