IL GIORNO DEL MERCATO
ROVIGO Tanta gente che passeggia, ma pochi affari. All'indomani

Mercoledì 28 Ottobre 2020
IL GIORNO DEL MERCATO ROVIGO Tanta gente che passeggia, ma pochi affari. All'indomani
IL GIORNO DEL MERCATO
ROVIGO Tanta gente che passeggia, ma pochi affari. All'indomani delle rigide restrizioni per bar, ristoranti e palestre, a temere lo stop ora sono gli ambulanti. Fiere e sagre sono già vietate, una riduzione importante degli introiti per molte bancarelle che partecipano anche all'appuntamento cittadino con il mercato del martedì. Il clima da lockdown spaventa non poco anche il settore del commercio: l'ipotesi al vaglio di una nuova chiusura equivarrebbe a una vera e propria condanna a morte per molte attività.
CLIENTI DISORIENTATI
«La gente è disorientata spiega Andrea Padovan, ieri sul Corso con la sua bancarella di abbigliamento - Non sa se domani potrà uscire di casa, se potrà o meno incontrare i parenti e tornare al ristorante. Basta guardare oggi come si presenta questo martedì: tanta gente in centro che passeggia, ma pochi fanno acquisti». «Il clima che si respira è identico al pre-lockdown di marzo fa notare il collega Andrea Pavan - Anche la scorsa primavera infatti ci sono state chiusure graduali per poi arrivare allo stop di tutte le attività. Purtroppo ho la sensazione che anche questa volta a pagare la conseguenze di questa emergenza saremo noi commercianti. L'impressione è che presto ci rinchiuderanno di nuovo tutti in casa». Gli ambulanti però non ci stanno a subire una nuova chiusura, non dopo mesi dove, spiegano, «si poteva studiare un piano per evitarle, permettendo a tutto il settore del commercio di lavorare in sicurezza». «Abbiamo igienizzato la merce, distanziato i banchi, ci siamo abituati all'uso della mascherina. Abbiamo investito per riuscire finalmente a tornare nelle piazze con il mercato e ora scopriamo che non è servito a un bel niente spiega Cristiano Bego mentre piega le sciarpe nel suo banco - Facevamo la fiera di Rovigo dal 1967, ce l'hanno cancellata da un giorno all'altro. Ora dicono alla gente di restare a casa, di non andare al bar, di non frequentare il cinema, il teatro, il ristorante. Anche se partecipiamo dunque al mercato non si guadagna, la gente guarda la merce ma non compra. Ha paura del futuro, il clima di incertezza ci sta ulteriormente danneggiando».
VENDITE IN CALO
«Se non ci sono occasioni di socialità e si lavora addirittura da casa - spiega l'ambulante - non c'è nemmeno la voglia di fare acquisti». Se da una parte il commercio itinerante lamenta un calo notevole di clientela, dall'altro i negozianti del commercio fisso, dalle loro vetrine, guardano preoccupati chi non rispetta le regole. Come spesso succede, infatti, anche ieri qualcuno passeggiava con la mascherina abbassata, altri la indossano parzialmente coprendo solo la bocca e non il naso, altri chiacchierano in gruppo fumando una sigaretta. Leggerezze che, di fronte i sacrifici a cui sono chiamati i pubblici esercizi, mettono in allarme chi spera di non essere obbligato ad abbassare ancora la serranda. Il timore infatti dell'intero settore del commercio è quello di uno stop alle attività proprio in occasione del Natale, il periodo più atteso dai negozi per riuscire a vendere un po' di merce prima dei nuovi saldi di fine stagione che, solitamente, iniziano i primi di gennaio.
«A questo punto, potevano farci chiudere tutti per una ventina di giorni permettendoci di lavorare almeno a Natale - spiega Laura Rondina, di Roverella Shoes - Con la chiusura dei ristoranti e dei pub alla sera, anche noi commercianti stiamo registrando un contraccolpo. Dopo le 18 noi siamo infatti aperti, ma non c'è gente in giro. Se non ci sono occasioni per uscire di casa, le persone fanno anche meno acquisti. Abbiamo già perso la Pasqua, un lockdown a dicembre sarebbe la mazzata finale».
Un pò meglio sembra andare per i bar, ieri, grazie alla bella giornata, i tavolini dei locali si sono infatti riempiti. «Meglio uscire di casa finché ci è permesso - sorride un anziano davanti a cappuccino e brioche - Di solito faccio colazione a casa, ma dopo la chiusura imposta ai locali alle 18, per solidarietà ho deciso che il caffè lo prenderò ogni mattina al bar».
Roberta Merlin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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