IL FENOMENO
ROVIGO Una pandemia che sta martoriando l'Italia e il mondo intero,

Giovedì 2 Aprile 2020
IL FENOMENO
ROVIGO Una pandemia che sta martoriando l'Italia e il mondo intero, quella del coronavirus, un periodo paragonabile per alcuni aspetti a una guerra, che forse sarà anche sui libri di scuola dei nostri figli. Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna sono tra le regioni più colpite dal virus, ma in questi giorni stanno venendo alla luce alcuni casi particolari, come quelli delle province di Rovigo e Ferrara, quasi risparmiate dal rapido diffondersi del mostro. La prima conta solo 140 contagi, nettamente la meno colpita in Veneto (segue Belluno con 460 casi), mentre nel Ferrarese i contagiati sono 326, ben al di sotto dello standard regionale, che vede Ravenna penultima in questa classifica di guerra con 605 casi confermati.
REALTÀ DA STUDIARE
Due situazioni che saltano all'occhio, tant'è che il commissario regionale per l'emergenza in Emilia-Romagna, Sergio Venturi, sta paventando la possibilità di approfondire scientificamente la questione: in Polesine, a maggior ragione, si registrano a oggi soltanto cinque decessi (tutte vittime ultrasettantenni) e anche Occhiobello ha dovuto piangere la sua prima vittima, il 90enne Gianfranco Bovo, ex operaio del petrolchimico di Ferrara. «I due territori sono accomunati da vicinanza geografica e flussi socioeconomici - esordisce Venturi - le ipotesi dei tecnici non le ho ancora, ma mi aspetto ci sia un interesse da parte dei ricercatori su questi due casi».
MALATTIE DEL PASSATO
L'ex assessore alla Sanità emiliano, ora chiamato a gestire l'emergenza nella sua regione, evidenzia tuttavia alcune tipicità sanitarie dei due territori. «O la talassemia o il tema della malaria credo abbiano avuto una parte nel mantenere queste due zone quasi intatte rispetto a un attacco così forte e feroce come quello del virus che abbiamo in queste settimane», ha detto nel suo ormai consueto bollettino quotidiano. Un'altra ipotesi potrebbe essere quella formulata da Marco Contoli, pneumologo e docente all'università di Ferrara. «Il coronavirus è una malattia che si trasmette per contatto tra le persone e colpisce i pneumociti. Paradossalmente colpisce maggiormente i non fumatori rispetto ai fumatori. Quindi, considerando la nostra zona, il nostro clima, con la forte presenza di nebbia, è possibile che si siano create delle barriere che abbiano impedito al virus di attecchire in maniera cospicua. Un altro fattore importante, che dovrà essere studiato in futuro, è l'esposizione pregressa a tubercolosi. Il territorio a oggi meno colpito, in passato non fu solo soggetto a malaria, ma pure alla tubercolosi. In questo modo l'alta endemia tubercolare potrebbe essere un elemento concorrente a determinare questa resistenza. Questo elemento va valutato anche in ottica di sviluppare una vaccinazione di contrasto al coronavirus».
Insomma, nel Polesine e nella vicina Ferrara pare esserci una resistenza naturale al virus. «Immagino che ci siano già alcuni docenti universitari interessati a produrre uno studio su questi due casi così particolari e strettamente correlati tra loro. Siamo contenti di questa quasi invulnerabilità dei rodigini e dei ferraresi. Se ci spiegano come si fa, potremmo cominciare ad attrezzarci», ha concluso il commissario Venturi.
Jacopo Cavallini
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