Cgil: «La ripresa segua nuove strade sul lavoro sicuro»

Venerdì 5 Giugno 2020
Cgil: «La ripresa segua nuove strade sul lavoro sicuro»
LAVORO
ROVIGO Un fronte fondamentale del contenimento del contagio è stato e in ottica di prevenzione della ripresa di eventuali focolai epidemici, è ancora oggi quello relativo ai controlli sul rispetto delle regole di sicurezza in ambito lavorativo.
Lo Spisal dell'Ulss Polesana ogni giorno continua nella sua opera di verifica. Dal 16 marzo al primo giugno sono state controllate ben 1.011 aziende, per un totale di 34.851 lavoratori impiegati. Il team Spisal dedicato a questo difficile compito è di 15 operatori.
«Fino a oggi - spiega il direttore generale dell'Ulss Polesana, Antonio Compostella - non sono stati rilevati problemi particolari, perché c'è stato un sostanziale rispetto delle regole di sicurezza».
SUBITO INCIDENTI
Il segretario generale della Cgil di Rovigo, Pieralberto Colombo, allarga l'orizzonte oltre al rispetto dei protocolli Covid: «Solo pochi giorni dopo la riapertura generalizzata del 18 maggio scorso, si sono susseguiti vari incidenti sul lavoro: il grave incendio nell'azienda di Marghera che ha coinvolto lavoratori degli appalti, l'incendio fortunatamente senza conseguenze in un'azienda del settore gomma-plastica vicino a Rovigo e purtroppo la morte su lavoro di un portotollese che stava appunto lavorando presso una ditta della provincia di Ferrara. Non dimentichiamo che il problema della sicurezza sul lavoro era un problema già prima dell'emergenza sanitaria che ci ha travolti, con gli enti preposti alla vigilanza, ancor prima della repressione, spesso in sotto organico. Non vorremmo che il segnale fosse che siccome bisogna ripartire a tutta velocità, sulla sicurezza si possano trovare delle scorciatoie e qualcosa si può sacrificare: dovrà essere esattamente l'opposto, favorendo una ripresa efficace che non lasci ancor più indietro nessuno».
LE LINEE DA SEGUIRE
Secondo il sindacalista, la ripresa dovrà essere «fatta di investimenti pubblici e privati in infrastrutture materiale e immateriali, di politiche industriali vere in cui vi sia un chiaro governo anche pubblico, di innovazione che guardi al futuro, di valorizzazione del capitale umano, anche attraverso formazione e istruzione, di transizione energetica e ambientale, di economia circolare anche in termini di riutilizzo di siti dismessi e non di altra occupazione di suolo con nuovi siti e di filiere che valorizzino le vocazioni territoriali e che ci facciano uscire, in alcuni ambiti, dalla logica di terzisti di alcuni grandi Paesi del Nord Europa in particolare. A meno che non vi sia qualcuno che per trarre profitto economico, oppure potere politico diretto o indiretto, non abbia interesse a coltivare le diseguaglianze e i conseguenti malumori».
I TIMORI
Colombo sottolinea che «i primi segnali per certi versi preoccupano. Tutto sembra dover essere affidato alle sole imprese e al mercato, che negli anni scorsi ha però prodotto anche la corsa al ribasso in termini di salari e diritti, la corsa alla delocalizzazione ed alle esternalizzazioni, ad appalti e subappalti, frantumando e precarizzando il lavoro, e producendo ancor più diseguaglianze».
Francesco Campi
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