Accordo da 4 milioni sul crac delle piscine

Venerdì 21 Febbraio 2020
IL PROBLEMA
ROVIGO Ultime bracciate prima del traguardo della soluzione del caso piscine: «L'annosa vicenda sta per concludersi», ha annunciato ieri il sindaco Edoardo Gaffeo. Tacendo, però, sulle cifre, visto che finché tutta la partita non sarà davvero chiusa, ci potrebbero essere variazioni negli importi. Ma il nodo, che è quello relativo alla clausola contenuta nella convenzione approvata nel giugno 2006 per il project financing per la realizzazione del nuovo polo natatorio, ovvero la surroga nei mutui con le banche in caso di insolvenza dei costruttori, sembra essere stato sciolto.
LA TRANSAZIONE
Veneto nuoto, il cui fallimento è stato dichiarato nell'ottobre 2018, aveva un debito nei confronti di Unipol di 6.371.740,28 euro, finito sulle spalle del Comune: su questo sembra arrivato un accordo con una transazione da 4 milioni e 50mila euro più il pagamento di circa 250 mila euro, ovvero l'importo di quella che era la quota annuale che il Comune versava a Veneto nuoto. In totale, quindi, 4,3 milioni. Due in meno rispetto all'ingiunzione di pagamento che la banca aveva presentato.
Non solo, resta ancora in piedi il cosiddetto lodo Baldetti, l'arbitrato relativo all'altra clausola pesante che era contenuta, insieme alla surroga, nella convenzione fra Comune e Veneto nuoto, quella della penale in caso di ritardi nella consegna della vecchia piscina, valutata 3,6 milioni, che andava a compensare parte degli oneri sostenuti dai privati nella realizzazione del nuovo polo natatorio. I ritardi, infatti, c'erano stati e Veneto nuoto aveva chiesto al Comune un risarcimento, 2,2 milioni, cifra che la sentenza del collegio arbitrale ha poi ridotto a 1,4 milioni, valutando che il ritardo si fosse verificato fra fine aprile 2011, quando fu risolto un problema relativo a una variante urbanistica, e il maggio 2012 quando l'area fu effettivamente consegnata. Il lodo era stato impugnato da entrambe le parti davanti alla Corte d'Appello di Venezia, ma i due ricorsi non sono stati accolti, perché il lodo è stato ritenuto non impugnabile.
LE CIFRE IN BALLO
Ai 4,3 milioni, quindi, va sommato il milione 400mila euro circa del lodo. Anche se confluendo nel fallimento, nel quale il Comune ha oneri e onori, una parte di questa somma dovrebbe poi rientrare nelle casse di Palazzo Nodari. Nel fallimento confluirà anche la somma che verrà incassata dalla vendita della porzione di terreni della vecchia piscina che era rimasta a Veneto nuoto. Per la definizione finale dell'intera partita resta poi la liquidazione dei debiti nei confronti dei fornitori, con un ulteriore accordo transattivo. In ogni caso, rispetto alla cifra prudenzialmente accantonata di oltre 9 milioni, il Comune dovrebbe riuscire a liberarne subito 3, con un altro milione, e anche più, che potrebbe poi rientrare in seconda battuta. Il tutto mantenendo in capo la gestione della piscina, per il momento continuando ad avvalersi di chi lo ha fatto fino a oggi.
RIUNIONI CON I CONSIGLIERI
Ieri il sindaco ha annunciato che l'amministrazione è pronta a chiudere la vicenda. «È un tema importante ,per questo stiamo organizzando degli incontri a porte chiuse con i consiglieri, per portare tutti su un piano informativo omogeneo. La documentazione completa è di circa mille pagine e gli uffici stanno lavorando per creare un dossier di informazioni che racconti lo stato dell'arte. Ringrazio in particolare il segretario generale Alessandro Ballarin e l'avvocato civico Ferruccio Lembo. La vicenda è iniziata nel 2005. Attualmente ci sono quattro cause che viaggiano su vari tribunali, con tante cose accadute e cambiamenti di interlocutori. Confermo, comunque, che siamo in dirittura d'arrivo. Tra qualche settimana porteremo in consiglio la proposta per una soluzione tombale dell'intera vicenda».
Tutto si dovrebbe chiudere il mese prossimo. E pensare che nel giugno 2015 il commissario prefettizio Claudio Ventrice, insieme al segretario generale Michela Targa, ai dirigenti Nicoletta Cittadin, Giampaolo Ferlin e Giampaolo Volinia, e all'avvocato Lembo, aveva formulato un'ipotesi di conciliazione che avrebbe chiuso tutto con 4 milioni. L'amministrazione Bergamin, però, non aveva voluto seguirla, cercando soluzioni non realizzabili, con il tempo che scorreva, tanto da aver spinto la banca a chiedere il fallimento di Veneto nuoto e l'intero debito sul Comune.
Francesco Campi
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