«L'Italia lasciata sola in prima linea la Ue cambi strategia sull'immigrazione»

Domenica 16 Settembre 2018
«L'Italia lasciata sola in prima linea la Ue cambi strategia sull'immigrazione»
«L'Italia è stata troppo tempo sola in prima linea nell'affrontare la crisi dell'immigrazione. L'Europa deve cambiare strategia». Il presidente albanese Ilir Meta domani vedrà a Roma Papa Francesco. Ieri era invece a Napoli, dove ha incontrato il sindacato Luigi De Magistris. «Sono qui - racconta - per rafforzare i nostri rapporti tra queste due terre. Napoli è una citta importante per noi albanesi. Qui sei secoli fa Giorgio Castriota Scanderbeg si battè non soltanto per la difesa del Regno di Napoli, ma per salvare la civiltà europea. Peccato soltanto di non essere potuto andare allo stadio, ma tornerò per Napoli-Juventus».
Dopo i 20 migranti della Diciotti, accoglierete altri migranti sbarcati in Italia?
«Noi albanesi siamo pronti a fare altri sforzi. Verso l'Italia o la Grecia faremo le cose giuste in relazione alle nelle nostre possibilità e alla necessità di salvaguardare i nostri confini. Eppure crediamo che uno o più Paesi non possano sostituirsi alla Ue nella gestione del fenomeno dell'immigrazione. Con la nostra scelta di accogliere i 20 migranti, non a caso, abbiamo voluto anche dire all'Europa di gestire diversamente questa problematica».
Appunto, l'Europa.
«Il vostro Paese è stato lasciato per lungo tempo solo in prima linea nell'affrontare l'emergenza dell'immigrazione. Il caso della Diciotti è stato importante anche perché ha dimostrato in tutto il Vecchio Continente che servono nuove politiche comuni. Ma deve cambiare anche l'approccio strategico della Ue. La politica estera non è soltanto gestire gli sbarchi, ma prevenire certi eventi. E la situazione in Nord Africa o in Siria impone un ruolo politico. E su questo versante Bruxelles deve fare di più».
Bruxelles si è mostrata fredda verso il vostro intervento.
«Non voglio mettermi a fare interpretazioni che servono a poco. So che alla fine hanno capito la solidarietà e la buona volontà nel nostro gesto. Detto questo, non si può lasciare sola l'Italia. Noi ve lo dobbiamo perché negli anni Novanta avete accolto le nostre genti con grande solidarietà. Tutti ve lo devono perché vanno compresi e premiati le vostre difficoltà e gli sforzi fatti per affrontare un fenomeno come l'immigrazione con fortissima generosità».
A breve tornerete a trattare l'ingresso nella Ue?
«Speriamo di essere ammessi presto nel migliore dei modi. Vorrei che Bruxelles guardasse nell'ottica giusta ai progressi che abbiamo fatto non soltanto verso l'integrazione europea, ma anche per rafforzare la nostra economia e il nostro Stato di diritto».
Temete ripercussioni per le ultime tensioni tra Kosovo e Serbia?
«Per la pace non soltanto della regione è fondamentale che Belgrado e Pristina consolidino i loro rapporti e si avvicinino ancora di più all'Europa. Ma senza toccare i confini».
Che cosa si aspetta domani dalla visita al Papa?
«Noi siamo molto grati al Santo Padre per la sua attenzione verso l'Albania - qui c'è stata la prima visita all'estero del suo pontificato - e per il suo sostegno alle nostre azioni per garantire la pace interreligiosa. Soprattutto Il nostro è il Paese di Madre Teresa di Calcutta e del cardinale Ernest Simoni, imprigionato durante il comunismo come tanti».
Siamo il primo vostro primo partner commerciale
«e metà del nostro export va verso di voi. Soltanto guardando al turismo, sta crescendo anche grazie all'opera di tanti operatori italiani. Ma ora dobbiamo incentivare di più questa cooperazione per migliore le condizioni dei nostri popoli. E deve essere ancora più stretta la collaborazione nelle infrastrutture».
Il presidente della Dda Federico Cafiero De Raho ha segnalato che da noi «la mafia albanese agisce, invece, in posizione di parità con le cosche nostrane».
«Nelle scorse ore i nostri ministri della Giustizia, Alfonso Bonafede e Etilda Gjonaj, si sono incontrati per rafforzare la collaborazione su questo versante. Il lavoro della Direzione nazionale antimafia e quello delle vostre agenzie di intelligence è cruciale in Albania nella lotta contro le mafie. Non a caso stiamo implementando riforme importanti per colpire i clan».
La spaventano i dubbi del governo italiano sul gasdotto Tap, che passerà anche sul vostro territorio?
«Il Tap non è importante soltanto per l'Albania e l'Italia. È strategico perché accresce la sicurezza energetica di tutta l'Europa. Le autorità italiane devono prendere decisioni sagge su questo dossier».
Francesco Pacifico
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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