«Aspettiamo un atto di giustizia: hanno distrutto il polo del freddo»

Giovedì 10 Maggio 2018
LE REAZIONI
MEL L'archiviazione può attendere: il caso Acc batte un colpo. Un buon colpo. Perché l'encefalogramma del fallimento dell'azienda, che rischiava di essere messo via per sempre, non è per niente piatto. Anzi. E non può essere piatta nemmeno la reazione delle istituzioni bellunesi e regionali, che ieri mattina hanno dato vita ad un presidio davanti al tribunale di Pordenone, assieme a sindacati e lavoratori, proprio per chiedere la celebrazione del processo. Celebrazione che potrebbe avvenire: «La decisione finale è stata rinviata - fa sapere il sindaco di Mel, Stefano Cesa -. Il Gip ha fissato un'ulteriore udienza, che si terrà il 6 giugno».
IL RETROSCENA
Si tratta di un piccolo risultato. Difatti, l'altro scenario era quello dell'archiviazione. Vale a dire un colpo di spugna sul procedimento per bancarotta nei confronti degli ex amministratori di Acc Compressors, Luca Ramella, Paolo Pecorella e Fausto Cosi. Contro l'archiviazione si sono mossi praticamente tutti, a partire dal commissario Castro e dal comitato di sorveglianza socio-istituzionale di Acc. E gli effetti si sono visti, altrimenti l'udienza di ieri davanti al Gip del tribunale di Pordenone si sarebbe conclusa con l'archiviazione. «Va sottolineato comunque che, ieri sera (martedì sera per chi legge, ndr), in vista dell'udienza, è stata depositata una nota dalla Procura Generale della Corte d'Appello di Trieste, sulla opposizione presentata dal commissario Castro alla richiesta della Procura di Pordenone di archiviare le accuse di bancarotta a carico di Ramella - dice il sindaco di Mel -. La nota sposa completamente le ragioni del commissario e chiede la riapertura delle indagini. Insomma, non è una vera e propria avocazione, che pure viene espressamente prefigurata laddove le nuove indagini non fossero svolte con la giusta solerzia dalla Procura pordenonese, ma è comunque un punto molto significativo a nostro favore».
LA RICHIESTA
La prossima data da segnare in rosso sul calendario è il 6 giugno. Sarà quello il giorno in cui il tribunale di Pordenone si pronuncerà definitivamente. «Noi ci aspettiamo semplicemente un atto di giustizia - continua Cesa -. Non vogliamo accusare nessuno, ma solo che venga accertata la verità. Dalle indagini che riempiono le carte processuali e dagli effetti registrati sul territorio, vediamo che il fallimento di Acc pare essere stato messo in campo come un'azione dettagliata. È stato distrutto non solo lo stabilimento di Mel, ma anche l'intero polo del freddo, fiore all'occhiello dell'industria italiana. Per questo chiediamo che si accerti la verità. Perché siamo di fronte ad un vero e proprio massacro industriale. E non possiamo permettere che la cosa passi sotto silenzio. Vogliamo che non capiti mai più quello che è capitato a Mel».
DOPO RAMELLA, IL DESERTO
Dello stesso parere anche il presidente della Provincia, Roberto Padrin, anche lui ieri a Pordenone. «Vogliamo che venga giudicata una vicenda che ha messo in crisi centinaia di famiglie e l'intero territorio provinciale - dice Padrin -. Il caso Acc è stato un vero e proprio esempio di desertificazione industriale. Se il sito produttivo regge ancora, è solo merito della professionalità dei lavoratori e del grande gioco di squadra fatto tra Castro e tutte le forze politiche e sociali. Il fatto che si possa andare ad un'ulteriore udienza il 6 giugno è estremamente positivo».
Damiano Tormen
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