LA PROTESTA
PORDENONE Sono poco meno di un centinaio nel solo ospedale di Pordenone,

Giovedì 22 Ottobre 2020
LA PROTESTA
PORDENONE Sono poco meno di un centinaio nel solo ospedale di Pordenone, fra pulimento e barellaggio. Sedici all'ospedale di Spilimbergo. Ma moltissimi altri sono distribuiti fra i settori più disparati: dagli appalti per le pulizie delle case di riposo alla logistica e perfino alle biblioteche. Per il 90 per cento donne, la maggioranza con contratti part time e retribuzioni lorde inferiori ai sette euro all'ora. Molti sono stati in prima fila durante l'emergenza Covid, pur non svolgendo una professione sanitaria. Tutti sotto il cappello del Contratto collettivo nazionale multiservizi, scaduto ormai da sette anni. Per questo ieri, con le organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Uil Trasporti, hanno organizzato un sit in davanti all'ospedale di via Montereale, come in tutte le province d'Italia, per chiedere appunto il rinnovo del contratto.
SIT IN
Siamo qui spiega Marika Baio (Filcams Cgil) a supportare lavoratori e lavoratrici del settore multiservizi che lavorano soprattutto nel settore del pulimento di strutture come le case di riposo e gli ospedali. Durante la pandemia questi lavoratori sono diventati essenziali, e non si sono mai tirati indietro. Oggi, a un passo da una possibile ricaduta, stanno continuando a lavorare ancora senza contratto nazionale, scaduto da sette anni. Quello che chiedono è solamente il suo rinnovo. Avevamo concordato sulla necessità del rinnovo con le parti datoriali, che però poi hanno fatto saltare tre incontri. Secondo i sindacati, i fatti dimostrano che le associazioni datoriali - Confindustria, Legacoop, Confcooperative, Agci, Confapi - o non hanno intenzione di rinnovare il Ccnl oppure non sono in gradi di fare sintesi e di presentarsi al negoziato con un mandato definito. Questo è un contratto aggiunge Adriano Giacomazzi (Fisascat Cisl) applicato quasi esclusivamente a servizi pubblici in appalto, e ogni volta che l'appalto si rinnova si va a una riduzione delle prestazioni. Inoltre, ci sono lavoratori che operano su turni spezzati anche di un'ora o un'ora e mezza per volta, per i quali devono ogni volta percorrere chilometri. I sindacati rimarcano il ruolo avuto da molti di questi lavoratori nelle fasi più difficili del Covid-19: Li hanno chiamati eroi, indispensabili. No, non sono eroi, sono lavoratori che con responsabilità e senso del dovere quotidianamente svolgono attività essenziali per il sistema sanitario, per il funzionamento delle imprese private pulizia degli stabilimenti, movimentazione merce, guardiania, interi reparti produttivi e che esigono unicamente che il loro lavoro venga valorizzato e riconosciuto, attraverso il rinnovo del Ccnl, uscendo finalmente dalla condizione di invisibilità.
OSPEDALE
All'ospedale di Spilimbergo siamo in sedici, tutte donne, con famiglia e magari un solo reddito racconta la delegata Maria Luisa Giannattasio e andiamo avanti e indietro percorrendo chilometri per lavorare tre ore e mezza. Noi diamo la nostra disponibilità e facciamo sanificazioni. Nonostante questo, non ci è mai stato fatto un tampone, neanche a quelle di noi che hanno lavorato nei reparti Covid. Sono persone sottolinea Baio che non hanno scelto di lavorare nella sanità, come medici o infermieri, ma lo hanno fatto e senza nemmeno ricevere bonus.
Lara Zani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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