Il paziente vittima di shock settico

Giovedì 14 Settembre 2017
SAN VITO - Assoluzione confermata anche in secondo grado per i medici dell'ospedale di San Vito processati per un presunto caso di malasanità. L'accusa era contemplava l'ipotesi della cooperazione colposa: ognuno degli imputati avrebbe dovuto accorgersi degli errori dei colleghi e intervenire per evitare che il paziente, un sanvitese di 62 anni, morisse per le complicazioni legate a un intervento di laparoscopia. Alla sentenza d'assoluzione (il fatto non sussiste) si erano opposti la moglie della vittima, il pm di Pordenone e il pg di Trieste, che l'altro ieri ha concluso per la condanna proponendo 14 mesi di reclusione per il primario e 9 mesi per gli altri medici. La Corte d'appello ha confermato l'assoluzione per i chirurghi Carlo Alberto Tonizzo di Varmo, Andrea Lauretta di Portogruaro, Roberto Bellomo di Chions, il primario Aldo Infantino e Monica Flamia di San Vito. Erano tutti difesi dall'avvocato Bruno Malattia. La Corte ha condannato al pagamento delle spese la parte civile che aveva impugnato la sentenza. Il paziente morì il 9 giugno 2010 dopo un intervento in laparoscopia per un'ernia inguinale. Era stato dimesso da due giorni, quando cominciò a star male. Quando si rivolse al pronto soccorso con febbre e forti dolori, non fu sottoposto ad accertamenti urgenti. Dopo tre giorni fu diagnosticata una sospetta perforazione dell'intestino. Morì per shock settico. Il perito della difesa aveva dimostrato che la cura antibiotica a cui il paziente era stato sottoposto era stata efficace. Purtroppo durante gli interventi in laparoscopia possono formarsi lesioni ai tessuti, le cui conseguenze possono manifestarsi in una fase successiva.
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