IL CASO
PORDENONE Il portale Sesamo, inaugurato dalla Regione a maggio, doveva

Venerdì 22 Novembre 2019
IL CASO
PORDENONE Il portale Sesamo, inaugurato dalla Regione a maggio, doveva proiettare il mondo della sanità locale in una nuova era, quella della digitalizzazione e dell'immediatezza. La storia clinica dei pazienti disponibile con un clic, indipendentemente dall'ospedale nel quale sono stati svolti gli esami in passato, e tutto a disposizione del medico e della struttura. Ma il meccanismo spesso si inceppa e i tempi si allungano. Le storie raccolte nelle ultime settimane, ad esempio, arrivano dalle strutture pordenonesi: dall'ospedale Santa Maria degli Angeli così come dagli ambulatori dei medici di base.
IL NODO
Si parte da un esame svolto - ad esempio - in un centro medico privato oppure al policlinico. Il risultato, cioè il referto, è inserito nel sistema telematico. Ma a non venire trasmessa al medico che successivamente visita il paziente (magari in pronto soccorso) è l'immagine relativa all'esame stesso, cioè ad esempio ciò che si vede durante una tac. Così il paziente è costretto a recarsi dal medico di base o dallo specialista in ospedale con in mano un dvd o un hard disk contenente ciò che manca nel sistema telematico. E senza il supporto tecnologico, alcune volte bisogna rifare l'esame, con una conseguente perdita di tempo e di risorse che si potrebbe benissimo evitare, dal momento che le liste sono già piene di prenotazioni.
In sintesi, i problemi sono due: da un lato quello appena raccontato e dall'altro quello relativo a una discrepanza di fondo tra sistema privato e sistema pubblico. «Ad oggi, ad esempio, manca una vera comunicazione sulla storia clinica tra Policlinico e medici di base - spiega Alessandro Di Lorenzo, medico di Casarsa - ma anche tra le varie piccole strutture private e il sistema pubblico». C'è poi una terza fattispecie: alcuni medici, per fortuna una minoranza, sono ancora riluttanti in relazione all'obbligo di firmare in modo elettronico i referti, in modo tale da inserirli nel registro virtuale e quindi renderli disponibili (previo consenso del paziente) in tutte le strutture.
GLI EFFETTI
Quando il sistema si inceppa, quindi nei casi in cui il medico non ha firmato elettronicamente il referto o quando si parla di difficoltà tra pubblico e privato, si verificano lungaggini che peggiorano le performance della sanità. E a risentirne alla fine è la salute del paziente. Il vicecommissario dell'Azienda sanitaria pordenonese, Giuseppe Sclippa, spiega che in ospedale è in corso l'ottimizzazione dei processi: «Alcuni medici non firmano ancora in modo elettronico e stiamo procedendo a riprenderli e a indirizzarli verso la strada corretta». Per quanto riguarda le immagini legate all'esito degli esami, invece, si deve ancora lavorare, affinché un unico registro regionale sia completo e funzionale.
Marco Agrusti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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