Badanti irregolari, controlli a rischio

Lunedì 13 Luglio 2020
MONITORAGGIO
PORDENONE Ogni sette badanti assunte con un regolare contratto di lavoro, si stima ce ne sia una che fa parte del mondo sommerso, e che presta assistenza in nero. Un dettaglio che in un'operazione come quella varata dalla Regione per scongiurare il rischio di importare contagi dall'Europa dell'Est (il piano prevede il rispetto dell'isolamento di 14 giorni dal rientro in Italia e successivamente una campagna di test diagnostici) può fare la differenza tra il successo e il fallimento. Ed è per questo che a Pordenone è partito un appello destinato proprio alle collaboratrici domestiche che sfuggono ai registri del Comune e dell'Inps, ma che come le lavoratrici regolari sono tornate in città nell'ultimo mese da Paesi considerati a rischio dal punto di vista epidemiologico.
LA RICHIESTA
Il piano regionale per monitorare le condizioni di salute dei lavoratori che sono rientrati dall'estero poggia sulla collaborazione offerta dai Comuni e dai Servizi sociali, che forniranno ai Dipartimenti di prevenzione la lista dei nominativi da contattare. Ma tutto si complica quando è impossibile, perché il lavoro viene svolto in nero, associare un nome a una professione. «Per questo - ha detto il sindaco Alessandro Ciriani - faccio appello a tutte le collaboratrici domestiche che svolgono la professione senza un contratto regolare affinché si facciano avanti. Contattino senza timore l'Azienda sanitaria, non rimangano nell'ombra. In questo caso non si tratta di salvaguardare il proprio lavoro, ma la salute di tutta la comunità. In un momento di emergenza, deve prevalere il senso di responsabilità. Anche chi non figura negli elenchi delle badanti regolari segua le regole e i protocolli: si rivolga alle autorità sanitarie, rispetti l'obbligo dell'isolamento se è appena rientrato da Paesi a rischio e si metta a disposizione per effettuare il tampone».
LE PROCEDURE
Per consentire la sorveglianza il lavoratore deve dare comunicazione al Dipartimento di prevenzione dell'ingresso in Italia, dell'indirizzo del domicilio e del numero di telefono e deve garantire di rimanere telefonicamente in contatto con il Dipartimento e rispondere alle domande sullo stato di salute. Durante l'isolamento le persone devono evitare i contatti; restare a casa; essere raggiungibili telefonicamente; avvertire il medico di base e l'operatore di sanità pubblica. In caso di sintomi è obbligatorio indossare la mascherina chirurgica e allontanarsi dai conviventi, rimanere nella propria stanza con la porta chiusa arieggiando l'ambiente in attesa, se necessario, del trasferimento in ospedale o al centro di isolamento (Muggia o Tricesimo). Al momento dell'ingresso in Italia le persone che non possono raggiungere il luogo prescelto con un mezzo privato devono contattare il Dipartimento di prevenzione il quale, d'accordo con la Protezione Civile, definirà il posto dove rimarranno in isolamento.
A MONFALCONE
Infine i tamponi che stanno riguardando la comunità bengalese di Monfalcone. Sono stati effettuati 272 test ed è stata riscontrata solo una positività. Ora manca l'esito degli ultimi 50 esami.
M.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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